Nazionale ripescata per andare ai Mondiali? Ennesima figuraccia internazionale: perché già la sola ipotesi sarebbe vergognosa

di Giuseppe De Lorenzo per il blog di Nicola Porro

Sarebbe bello, bellissimo. Ti immagini che magia poter cancellare gli errori di Donnarumma, il gioco claudicante, gli attaccanti che non segnano mai e il tiro al piccione di Jorginho dal dischetto? Sai che goduria non dover passare un tristissimo inverno a guardare quei galletti francesi cercare di conquistarsi il titolo? O gli inglesi farci rimpiangere di avergli strappato di mano l’Europeo?

Quindi sì, lo comprendiamo. La voce messa in giro secondo cui la Nazionale Italiana di Calcio potrebbe aspirare a un posticino da ripescata per volare a Qatar 2022, stuzzica i tifosi. Stuzzicherebbe chiunque, no? Anche perché se ti qualifichi al posto dell’Ecuador, ma poi superi il girone, i quarti, le semifinali e vinci il Mondiale, beh: chi starà mai lì a rinfacciarti che però tu a quel torneo non dovevi esserci, che non eri riuscito a superare la Bulgaria, la Svizzera, l’Irlanda del Nord e la Macedonia? Nessuno. Saremmo campioni del mondo, a Mancini tornerebbe il sorriso e la Federazione potrebbe continuare a far finta di non essere a capo di un movimento in stato catatonico.

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Perché diciamocelo: un po’ ha ragione Zeman. Se siamo qui a entusiasmarci per la finale di Conference League della Roma, qualche problemino ce l’abbiamo. Quella è la competizione “dei Paesi calcisticamente sottosviluppati”, noi un tempo ambivamo all’Olimpo del calcio con due squadre in finale di Champions. Ma quando mai? La verità è che la Nazionale è lo specchio del campionato: pochi campioni veri, se non nessuno, e interpreti generali di medio livello. Una volta in Azzurro portavamo le punte di diamante delle grandi squadre, oggi quelle del Sassuolo. Non ce ne vogliano Bernardeschi, Verratti e compagnia bella. Ma Pirlo, Totti e Del Piero erano un’altra musica. Come paragonare i Maneskin coi Kalush Orchestra, per intenderci.

Ecco perché, al netto dei desideri più profondi, fa sorridere la “soffiata” di Franco Chimenti, presidente della Federgolf, secondo cui ci sarebbe “una possibilità che l’Italia venga ripescata“. Se l’Ecuador ha davvero utilizzato un calciatore di un’altra Nazione, si dice, la Fifa potrebbe portare in Qatar la selezione esclusa col ranking più alto. E ovviamente saremmo noi. In realtà, non accadrà mai. È irrealistico. E poco importa che la delegata Uefa, Evelina Christillin, abbia già negato tutto categoricamente (“in caso a rientrare sarebbe una squadra sudamericana”). Il vero dramma è che il movimento calcistico nel suo insieme, tifosi e non solo, abbia sperato davvero nel ripescaggio. Che l’abbia letto come l’occasione per risollevarsi dalla melma di un decennio deludente. Dimostra, in sintesi, che non abbiamo ancora capito la gravità del morbo di cui siamo affetti.

La Nazionale di Mancini nelle qualificazioni mondiali ha incassato 4 vittorie e 4 pareggi, alcuni con avversari non di peso (Bulgaria e Irlanda del Nord). Poi ha fallito due rigori cruciali con la Svizzera e perso con la Macedonia del Nord al primo turno dei playoff. Sfiga? Un po’, ma non solo. E sarà anche vero che l’infortunio di Chiesa non ci voleva. Sarà anche vero che prima della delusione mondiale gli Azzurri avevano registrato una sfilza infinita di risultati utili consecutivi. Però al gioco del pallone questo non basta: il Perugia dei miracoli di Ilario Castagner, correva l’anno 1978-79, non perse neppure una partita di campionato; ma arrivò seconda. È rimasto nella storia, ma senza portare un becco di scudetto nel palmares. Poco importa dunque aver infilato una striscia infinita di vittorie e pareggi: il tabellino segna che quattro anni fa ci hanno sbattuto fuori da Russia 2018 e adesso da Qatar 2022. La parentesi magica di Wembley ci ha illuso, le qualificazioni mondiali ci hanno riportato alla cruda realtà. Di andare in Qatar non ce lo meritiamo. Punto. Ed è vergognoso che qualcuno ancora accarezzi l’idea di rientrarci dalla finestra.

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