Draghi in conferenza stampa: “No allarmi per guerra in Ucraina, i razionamenti ci saranno solo se necessari”.
Canali alternativi di approvvigionamento per alimenti e fonti energetiche. Il governo punta su Usa, Canada, Argentina e Algeria.
Un summit tattico per coordinare le posizione dei paesi del Mediterraneo sulla stategica partita del gas, l’arma di distruzione economica di questa guerra nell’est europeo, da dove arriva il 40% della risorsa energetica per l’Italia. A Villa Madama Mario Draghi incontra lo spagnolo Pedro Sanchez, il portoghese Antonio Costa e in collegamento il greco Kyriakos Mitsotakis. L’obiettivo ĆØ arrivare al Consiglio Europeo di Bruxelles del 24-25 marzo (ma si terrĆ² anche un vertice Nato con Joe Biden) con una posizione comune di paesi della stessa area, che non sempre convergono con i paesi del nord, come Germania e Olanda, e anche rispetto alla Francia, che trae larga parte del suo fabbisogno dall’energia elettrica che deriva nucleare (e che vende anche all’Italia).
Alla vigilia dell’incontro Draghi lo ha detto chiaro: lāazione nazionale deve andare di pari passo con le scelte comunitarie che, nella visione italiana – condivisa dagli altri leader del āfronteā del Mediterraneo – devono contemplare Ā«un tetto europeo al prezzo del gasĀ», oltre alla separazione del prezzo del gas da quello dellāenergia elettrica. Nel frattempo lāItalia ĆØ impegnata a diversificare non solo le fonti di approvvigionamento dellāenergia, ma anche di altre materie prime, compreso il grano. Ā«Non ĆØ ancora il casoĀ», dice il premier, di lanciare allarmi invitando a un cambio di abitudini, proponendo una economia di guerra. Ma bisogna Ā«prendere provvedimentiĀ» per affrontare le conseguenze della guerra e delle sanzioni. La situazione āĆØ di grande incertezzaā, ammette, ripetendo che bisogna osservare i fatti.
Lāipotesi del tetto di 100 euro per megawattora
Cosa c’ĆØ sul tavolo? Come detto quello di fissare un tetto al prezzo di importazione del gas (100 euro a megawattora o forse meno). Poi, appunto, quello sganciare il prezzo del gas da quello dellāelettricitĆ , prodotta magari da altri fonti. Inoltre si lavora ā e anche questo punto ĆØ noto da tempo ā ĆØ l’acquisto e lo stoccaggio comune di gas ā la Commissione europea sta elaborando un piano che da un lato imporrĆ agli Stati di riempire i serbatoi al 90% entro il 1Ā° ottobre e dallāaltro porrĆ le condizioni per Ā«sostenere operazioni di riempimento coordinateĀ» – da affiancare ad un decisa politica di diversificazione delle fonti di acquisto, in sostituzione della Russia, destinata a uscire per molto tempo dai radar commerciali dell’Europa. Quindi ad affiancare l’Algeria ā altra fonte fondamentale ā arriverĆ il Qatar (giĆ qualche visita governativa ĆØ partita in questa direzione), e paesi africani dove l’Eni opera da molti anni, come il Congo e l’Angola. In ogni caso la Commissione Ue sta lavorando ad una serie di opzioni con Ā«misure dāemergenza per limitare lāeffetto contagio del prezzo del gas sui prezzi dellāelettricitĆ Ā», tra cui anche Ā«tetti temporaneiĀ».
Gli accordi nel tempo con Russia, Francia e Algeria
Un summit āenergeticoā quindi, piĆ¹ urgente che mai, visti i prezzi stellari raggiunti, che hanno fatto schizzare l’inflazione al 5,7%, ai massimi dal 1995, anno in cui lo spread toccĆ² il massimo storico dei 630 (c’era ancora la lira). Ed ĆØ uno dei tanti che si sono tenuti nel corso di questi ultimi anni. Letto con le leti di oggi appare distanti anni luce quello del giugno 2006 tra il premier Romano Prodi e il giĆ inamovibile Vladimir Putin, al Cremlino, dove fu raggiunto un accordo sullāenergia, per consentire alle compagnie russe di entrare nel mercato italiano e a quelle italiane di estrarre gas e petrolio russi, e una intesa preliminare per giungere alla creazione di una banca dāaffari comune. Dopo un anno sempre Prodi e Nizza sigla con il presidente francese Nicolas Sarkozy la āpace energeticaā tra Italia e Francia, per garantire gli approvvigionamenti di elettrici allāItalia. E sempre negli stessi giorni Prodi sigla l’accordo con l’Algeria per la costruzione del gasdotto Galsi, destinato a collegare il paese maghrebino con la Sardegna (e poi la terraferma, in Toscana), con l’obiettivo di fornire 40 miliardi di metri cubi all’anno. Ma il Galsi non verrĆ mai realizzato: il progetto, molto lento a partire, verrĆ sospeso āsine dieā in seguito all’accordo tra la russa Gazprom e l’Italia nelĀ 2014.
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L’Italia ĆØ MORTA, come cosi tutto l’Occidente in mano a CRIMINALI di GUERRA.
Il FUTURO ĆØ ad EST:
RUSSIA, CINA, ASIA……
Fuggire da questa melma il prima possibile.
non dobbiamo fuggire…dobbiamo combattere qui contro questi porci come una unitĆ avanzata….e affidarci all’economia non occidentale….dobbiamo essere la spina nel fianco di queste merde