“Le reazioni avverse ono più numerose di quello che si pensi: a rischio chi era sano” Il prestigioso bio-immunologo lancia inascoltato un nuovo allarme

Il dott. Mauro Mantovani, Direttore Ricerca e Sviluppo presso una Clinica di Milano, per Il Giornale d’Italia: “Le reazione avverse da vaccino sono più numerose di quello che si pensi. Quelli che le riportano ad alcuni ‘colleghi’ vengono classificati come pazienti psichiatrici. Questi ‘medici’ hanno tradito il loro mestiere e la società”

Il dott. Mauro Mantovani è Direttore Ricerca e Sviluppo presso una Clinica di Milano. È chimico sperimentale e bio-immunologo, docente di immunologia dei tumori. È membro Senior alla British Society for Immunology (London). L’intervista esclusiva rilasciata a Il Giornale d’Italia.

Qual è la sua opinione sulle reazioni avverse da vaccino covid? 

Le reazione avverse da vaccino anti COVID-19 sono più numerose di quello che si pensa. Per reazione avversa, a mio parere, non è solo ascrivibile ad una manifestazione clinica “ponderale”, ma anche ad una serie di variazioni oggettive (e soggettive) del “modus vivendi” di una persona che fino a prima della vaccinazione, stava diciamo bene, in salute e comunque senza turbe nello status quo del soggetto.

La vaccinazione non DEVE nella maniera più assoluta arrecare danno o maggior danno nella persona ricevente, ma sol ed esclusivamente “potenziare” le difese “sollecitando” con una modalità controllata il sistema immunitario effettore o specifico della persona, in seno ad un rapporto rischio/beneficio che deve essere valutato PREVENTIVAMENTE.

Se queste persone a cui è stata eseguita la vaccinazione vanno incontro a perturbazioni del loro sistema (non solo immunologico), cambiando in maniera transitoria ma anche permanente il modo di vivere allora è un DANNO, grave. Il responsabile è colui che non ha debitamente informato la persona: deve discutere della sua responsabilità nelle sedi appropriate.

Quali sono e perché avvengono?

Le reazioni più comuni sono diversificate, spesso nella stessa persona, andando a comporre un “puzzle” sintomatologico quasi unico nel suo genere, complicando anche la diagnosi e cosa più grave il percorso terapeutico. Oltretutto il ventaglio eziologico è talmente diversificato da non poter permettere l’ausilio di alcun farmaco se non solo nell’ambito dell’acuto o comunque nel calmierare i dolori, spesso invalidanti.

Le motivazioni nella comparsa di questa manifestazioni sono plurime ma risiedono principlamente nelle predisposizioni anche a livello genetico, in alcune patologie preesistenti e/o sindromi e/o sintomatologie non ancora patologiche ma già presenti e i fattori intrinseci al vaccino, vale a dire il vettore insieme alle sostanze che fanno da “corollario”, l’mRNA vaccinale e il prodotto del vaccino (la proteina Spike).

Questa congruenza di fattori scatenano la reazione avversa. Ma ciò che più fa male è il disinteresse totale di alcuni “colleghi” soprattutto ospedalieri (che riportano i pazienti) che in maniera vergognosa e senza alcun ritegno umano e professionale si girano dall’altra parte lasciando queste persone senza risposte, marchiandole come pazienti psichiatrici (fortunatamente non in tutti i nosocomi).

Non si può accettare nella maniera più assoluta questo comportamento. Questo è il male vero della Medicina. Un sanitario ha il DOVERE di aiutare il prossimo con tutti a mezzi a disposizione, senza discriminazione alcuna; altrimenti DEVE cambiare mestiere. E deve farlo subito! È un danno intollerabile per il prossimo e la Società intera, un pessimo esempio, anche umano.

Quali sono le prove diagnostiche che state riscontrando in merito alle reazioni avverse? Cosa sono i marcatori e perché sono importanti?

La diagnostica è molto complessa, in quanto trattasi di esami di tipo differenziale stratificati su più livelli di importanza. Si inizia sempre dalla diagnosi e dalla storia clinica e personale dell’individuo. Nulla va lasciato al caso anche a livello temporale. Molto spesso si confonde il “long-COVID” con la reazione avversa al vaccino.

Bisogna tenerne in debito conto e fare analisi che includono/escludono il contagio/infezione con il VIRUS, oppure capire se vi è stata sintomatologia che riconduce a sars-cov-2 con o senza tamponi positivi/negativi. Molto spesso le persone non sono conscie di aver avuto il virus (poichè asintomatiche) oppure sanno con certezza di averlo avuto solo per il tampone positivo, quando invece era una “banale” influenza (nessuna spike virale in circolo e IgG anti SARS-CoV-2 su NC negativo).

Come dicevo i marcatori vanno dalla presenza dell’infiammazione sottesa con il dosaggio delle citochine infiammatorielo stress ossidativo, il panel immunologico con tutte le sottopopolazioni, i virus endogeni, e l’assetto ormonale e coagulativo, nonchè la parte autoanticorpale.

Ma per andare più nello specifico si dosano, a seconda della sintomatologia, alcuni marcatori tipici della reazione avversa, ovvero degli autoanticorpi diretti verso alcun recettori e/o altri peptidi “self”. Questi esami ci stanno dando ragione. E vi è una netta convergenza sui dati presenti in letteratura e che ora stanno emergendo in maniera incontroevrtibile.

Stanno emergendo anche profonde disregolazioni a livello del sistema nervoso centrale che a valle intaccano l’omeostasi di altri asset ormonali come per esempio nel controllo del ciclo mestruale, con amenorree ipotalamiche, e una profonda disregolazione su vari assetti metabolici (come per es. anche il controllo del senso di fame e di sazietà che porta anche ad aumento del peso nonostante magari si stia seguendo un programma alimentare).

Altre situazioni degne di interesse, ma poco “diagnosticabili” in sede di correlazione sono le impennate a livello neoplastico, sia di tumori “primitivi” che di altri a “latere” di nuova insorgenza. Ormai è chiaro anche come meccanismi plurimi portano a indirizzarsi verso una azione diretta e/o indiretta di coinvolgimento a livello genetico.

Alcune “predisposizioni” improvvisamente si sono “accese” determinando in maniera funzionale ciò che era mutato a monte ma non espresso. I buontemponi implicano queste situazioni ad eventi “ambientali” dei più disparati… può anche starci ma non accade certo in un lasso di tempo così ristretto e in maniera improvvisa e debilitante. Normalmente ci vogliono anni con svariate sintomatologie, anche sottese e quindi non manifeste in forma acuta, ma comunque le persone notano dei cambiamenti. In questi casi non è così.

E invece per quanto riguarda le morti improvvise legate al vaccino?

Mah le teorie si susseguono e sono diverse.

Se ciò accade può essere correlato ad alcuni meccanismi che coinvolgono sia la sfera neurologica (o comunque di neurotrasmissione colinergica a livello seno-atriale), sia l’autoimmunità verso il muscolo cardiaco o tutti e due insieme, oppure come altri hanno ipotizzato su alcune ghiandole endocrine del sistema nervoso centrale. È tutto ancora da chiarire…

Cosa ne pensa della prassi tachipirina?

Era ormai risaputo da qualche lustro come il paracetamolo induca una deplezione dei livelli di glutatione (Nuttal et al. 2003; Kalsi et al. 2011). La somministrazione del paracetamolo può esaurire le riserve di glutatione che è uno dei principali antiossidanti presenti nei polmoni.

Una ridotta fonte di glutatione nel polmone può portare a un aumento del danno ossidativo all’epitelio e quindi a una maggiore frequenza e gravità degli attacchi di asma in soggetti predisposti.

Quest’ultimo (il glutatione) è essenziale nelle difese intracellulari soprattutto alla presenza di infezione virale. Il glutatione infatti fa parte di quel pool di sostanze che in un particolare stato vanno a formare gli enzimi detossificanti di classe II che, grazie a sofisticati meccanismi, aiutano le cellule a non subire danni soprattutto di natura pro-ossidante. Il metabolismo del paracetamolo avviene nel fegato e comporta l’uso di glutamil-cisteinil-glicina (Glutatione (GSH)).

E della vigile attesa?

La vigile attesa è scevra da ogni commento. Penso sia un’aberrazione in campo medico. La persona che inizia ad avere dei sintomi VA SEGUITA E CURATA, altro che vigile attesa, il cui risultato può essere l’ospedalizzazione e quindi un assembramento nelle strutture nosocomiali fino all’intasamento, oltre che di spazio anche e sopratutto di personale e di attrezzature, con enorme dispendio di risorse umane ed economiche.

Qualche personaggio televisivo se ne è uscito a distanza di due anni dalla pandemia che bastava dare degli anticorpi monoclonali anti-IL 1 o addirittura l’aspirina per “guarire” il malato COVID… dopo due anni e “qualche” decesso… complimenti!

E delle vaccinazioni a tappeto, anche per i bambini?

La vaccinazione “a tappeto”, stile “catena di montaggio”, senza valutare lo stato anamnestico, è, per usare un eufemismo, incomprensibile.

L’immunità suppletiva “artificiosa” andrebbe presa in considerazione alla luce della incapacità oggettiva e soggettiva del sistema immunitario dell’individuo di reagire contro un determinato agente infettivo potenzialmente letale per il quale il nostro sistema immunitario è “nudo”, indifeso e per il quale potrebbe non essere particolarmente pronto alla protezione (intesa come funzionalità).

Come sempre dico i virus sono “apparsi” molto prima dell’avvento dell’immunità sia innata che adattativa, per cui è quest’ultima che si è dovuta adattare e NON il contrario. Il sistema immunitario di individui sani sa bene cosa deve fare da centinaia di anni.

L’incapacità di reagire ad un agente infettivo e quindi di ammalarsi più o meno seriamente è dato da fattori che sono a latere dell’immunità (malnutrizione, indigenza, fattori genetici, ecc..). È la differenza tra immunità e capacità di risposta.

Tutti siamo potenzialmente immuni verso un dato agente infettivo ma la risposta se regolare o impropria (up o down) è un altro discorso.  Andrebbe, quindi, eseguita un’anamnesi approfondita prima di procedere a qualunque trattamento farmacologico. “Primum non nuocere“, si dice…

Pensare di indurre una capacità protettiva poggiando su un qualcosa che NON funziona già di suo è aberrante e ignorante solo a concepirlo. Faccio un esempio. Se gli anticorpi vengono prodotti dopo sollecitazione e vari passaggi intermedi e se uno o più di questi passaggi è deleto, qualcuno deve spiegare come può un qualsiasi farmaco sopperire a queste mancanze. È impossibile! (ad oggi).

Torniamo quindi al punto iniziale: la capacità di un vaccino di funzionare bene presuppone un altrettante capacità del sistema immunitario di produrre immunità. Ma se già lo fa da solo e anche ben bilanciato perché diavolo ho bisogno di un qualcosa che glielo ricordi?

Cos’è l’ADE?

L’ADE è il potenziamento della malattia mediata da anticorpi. È un fenomeno, anche questo, risaputo già da decenni e che è stato associato o all’agente infettivo stesso (con le sue varianti) e/o alla vaccinazione (V-ADE), per cui un individuo può sviluppare un aumento di anticorpi non neutralizzanti e che portano al potenziamento della malattia.

La soglia di una risposta immunitaria efficiente è regolata precisamente da svariati meccanismi e basta una “distorsione” nella produzione dell’antigene, anche quantitativamente parlando, che può provocare un ampliamento sconsiderato nella risposta immunitaria e produrre troppi anticorpi (non neutralizzanti per l’appunto).

Nel qual caso, dopo una infezione con una variante del virus originario, si possono formare sia agglomerati (Complessi immuno ciroclanti) con l’antigene che possono depositarsi in tessuti molli (vedi rene per es.) sia un enhanchment a livello macrofagico che non porta alla risoluzione dell’infezione, bensì ad una esacerbazione e quindi ad un potenziamento della malattia (paradosso del macrofago).

L’ADE comunque può manifestarsi con diversi meccanismi, non sempre fatali, ma può portare a fenomeni di autoimmunità indotta con la produzione di autoanticorpi e/o a autoreattività cellulo-mediata. Stiamo avendo delle importanti evidenze a livello di ricerca che emergono ogni giorno.

Cosa ne pensa dell’indagine della procura di Bergamo? E delle chat emerse che coinvolgono ad esempio Brusaferro e Speranza? 

Stiamo alla finestra… Il tempo è galantuomo

Ha mai avuto problemi con i suoi colleghi per le sue opinioni?

Purtroppo no!… non mi sono mai nascosto, perché non ho assolutamente mai avuto e non avrò mai nulla da nascondere. La mia porta è sempre stata e sempre sarà aperta al dialogo costruttivo e alla critica per raggiungere la verità.

Alcuni personaggi vedo che stanno bene in certi programmi, protetti dai conduttori “di parte” e si limitano a ridacchiare e fare “lezioni” che sono a dir poco ridicole e penose dal punto di vista scientifico (ma anche non scientifico).

Gli scherzi e le risate vanno benissimo a tavola tra amici. Tra l’altro questi buffi personaggi prendono una frase scritta da altri Colleghi e ci scrivono sopra dicendo che sono tutte fake, dribblando peraltro il confronto se non in talk-show diretti e presieduti da altri buffi personaggi che si camuffano da giornalisti imparziali (ciò ovviamente confonde le idee alle persone non addetti ai lavori, lascinadoli in preda al panico).

Concludo, dicendo che non sono affatto contro le terapie innovative verso patologie gravi e debilitanti, ma va tutto soppesato ed estremamente personalizzato. Non tutto vale per tutti allo stesso modo.

Chi è Mauro Mantovani, bio-immunologo

Mauro Mantovani è un Chimico Sperimentale, Bio-Tecnologo, Bio-Immunologo. Ha conseguito un Master in Immunologia di Base, Oncologica, nelle Malattie Infettive e nelle Patologie Autoimmuni alla Harvard Medical School (Boston)Docente di Immunologia dei Tumori Master di II livello, Docente di Immunologia Cellulare e Molecolare IMBIO Academy, Visiting Professor in Diagnostica Infettivologica alla St George Campus University, Membro Senior alla British Society for Immunology (London).

L’intervista è stata rilasciata a titolo personale.

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