Latina, così alle elezioni quelli del PD hanno rubato i voti: centrodestra fregato, grazie a questo semplice broglio elettorale. Per fortuna la giustizia ha annullato il voto

Moltissime schede sparite e altre probabilmente consegnate agli elettori con la preferenza già scritta. Uno scandalo portato alla luce da una sentenza del Tar, che mette in dubbio la regolarità del voto per eleggere il sindaco di Latina. Ma la paura (e il sospetto) è che gli stessi brogli si possano essere ripetuti anche in altri Comuni andati alle urne…

Andiamo con ordine. Il Tar, come detto, ha annullato il voto amministrativo dello scorso autunno, a Latina, in 22 sezioni. Allora, al ballottaggio, vinse il candidato sindaco di centrosinistra Damiano Coletta. La sentenza è inequivocabile: «Il risultato elettorale», si legge, «è viziato dalle gravi violazioni di legge riscontrate nelle operazioni di voto e di scrutinio in molti uffici elettorali di sezione, come risulta dai rispettivi verbali, con specifico riferimento al numero di schede autenticate e bollate e dalla discrepanza tra numero di schede vidimate, numero di voti espressi e numero di schede vidimate non utilizzate, indicatori del verificarsi del fenomeno comunemente descritto come “schede ballerine”».

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LE VERIFICHE
Andando nello specifico di quanto ricostruito dalla Prefettura, che ha effettuato le verifiche dopo l’ammissione del ricorso presentato da tre candidati di una civica del centrodestra, si colgono esempi lampanti. In una sezione, per dire, ci sono 460 schede firmate dagli scrutatori e bollate dal presidente. Poi ne sono state autenticate altre due. Lì, spiega la sentenza, «inspiegabilmente la somma delle schede autenticate, utilizzate e no, rinvenute dalla Prefettura è di 859. Il numero dei votanti a verbale è di 596». In un’altra, invece, mancano nel conteggio 24 schede autenticate. Ma al di là del bailamme dei numeri da emicrania, c’è un passaggio della sentenza che fa saltar su dalla sedia, quando adombra al meccanismo delle “schede ballerine”. Spieghiamo: si fa illecitamente uscire una scheda dal seggio, già vidimata e con già scritta l’espressione di voto, e la si consegna all’elettore. Quest’ ultimo entra nel seggio, finge di votare e depositerà nell’urna quella “pre-compilata”, portando all’esterno quella vuota. Su cui poi verrà apposto un voto per darla ad un altro elettore e così il giro ricomincia, in un meccanismo assolutamente illegale.

Un ingranaggio di cui parlò ampiamente Roberto Saviano su Repubblica, in un articolo di 9 anni fa, individuandolo come una delle tecniche utilizzate dai clan mafiosi per il controllo del voto. E andando ancora più indietro, il fenomeno viene mostrato anche alcune scene del film Sud, di Gabriele Salvatores. Fuor di cinema, è numerosa la casistica sul genere. Il Tar, per dire, poco meno di un paio d’anni fa per questo motivo ha annullato le elezioni a Lamezia Terme.

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