Per la feccia globalista questo 2024 potrebbe essere l’anno decisivo: se Donald Trump torna Presidente il loro Ordine Mondiale sarebbe spazzato via in tempo zero

di Cesare Sacchetti per La cruna dell’ago

Se dovessimo rispondere alla domanda se l’anno da poco iniziato possa essere quell’anno che determina la fine del cosiddetto ordine liberale internazionale e di tutto ciò che c’è dentro tale decadente struttura geopolitica, ci sentiremmo di rispondere affermativamente.

Il 2024 infatti presenta delle caratteristiche e degli eventi che probabilmente saranno quelli che chiuderanno un ciclo storico iniziato almeno dal 1945.

Il mondo, l’Europa e l’Italia si trovano da quasi 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale in una condizione che ha visto l’ascesa internazionale dell’Occidente liberale e la conseguente fine degli Stati nazionali per come lo si era conosciuti prima dell’inizio del conflitto.

La seconda guerra mondiale è stata quell’evento di proporzioni così enormi che ha consentito di cambiare completamente l’architettura degli Stati nazionali rendendoli di fatto delle entità giuridicamente svuotate e non più dotate dei poteri sovrani che avevano un tempo.

Il conflitto è stato semplicemente perfetto per soddisfare la logica di quei poteri che volevano avviare un trasferimento della sovranità degli Stati nazionali a favore di centri del potere transnazionali rappresentati dall’impalcatura partorita dalle potenze anglosassoni a Bretton Woods nel 1944.

In quell’anno, si erigono i pilastri dell’ordine finanziario internazionale che ha dominato tutta la seconda metà del 900 e l’inizio del XXI secolo, laddove il dollaro americano ha rappresentato la moneta dominante degli scambi internazionali.

Le potenze vincitrici hanno semplicemente deciso in quel preciso istante che andava costruito un impero fondato sulla supremazia dell’idea del culto dei diritti umani, e tale culto andava imposto anche al resto del mondo e a coloro che non volevano sacrificare la sovranità del proprio Stato a favore di tale impero.

L’impero americano è stato la fine degli Stati nazionali e i suoi sostenitori che siedono ai vertici dei circoli globalisti e delle massonerie internazionali hanno utilizzato la superpotenza americana per imporre la loro visione del mondo che altro non è che l’accentramento assoluto del potere nelle mani di un organismo unico internazionale, ovvero quella che i vari tecnocrati definiscono governance internazionale

La governance non è il potere di uno Stato. La governance è il potere di centri del potere privati finanziari e industriali che non risponde a nessuno e che ha determinato il percorso degli Stati nazionali dal 1945 in poi.

Il fallimento del piano autoritario del Grande Reset

Questa fase storica della quale stiamo parlando sta giungendo definitivamente al termine poiché dopo la farsa pandemica si è messa in moto una catena di eventi che ha portato ad esiti esattamente opposti a quelli desiderati da gruppi quali il forum di Davos, il gruppo Bilderberg e il Club di Roma.

Le famiglie dominanti del globalismo quali i Rothschild, i Rockefeller, i Dupont e i Morgan erano abbastanza convinte in cuor loro che attraverso la fabbricazione di una crisi artificiale quale la farsa pandemica avrebbero creato quell’evento catalizzatore tale da ridisegnare completamente ogni assetto internazionale, e favorire la definitiva ascesa di questo superimpero internazionale nel quale un tiranno con poteri autoritari di gran lunga superiori a quelli dei totalitarismi del secolo scorso, avrebbe governato con assoluto pugno di ferro e perseguitato tutti coloro che si fossero opposti ai suoi piani.

Non sarebbe stato altro che l’esternazione di quel totalitarismo che le massonerie chiamano “Nuovo Ordine Mondiale” e che è stato citato innumerevoli volte da leader internazionali quali George H. Bush, Nicolas Sarkozy e Winston Churchill.

Ciò non è accaduto poiché l’opposizione di altri blocchi geopolitici quali i BRICS fondati invece sulla preminenza degli Stati nazionali e il disimpegno dell’impero americano hanno favorito un processo storico che a nostro avviso sta portando veramente alla fine del XX secolo una volta per tutte.

Il ritorno sulla scena internazionale degli Stati nazionali e il trasferimento del potere da Washington a centri di potere multipli sullo scacchiere internazionale sta ridisegnando completamente la mappa della geopolitica e sta dando rilevanza e peso a degli attori politici che prima non avevano né la prima né il secondo.

E’ il caso, ad esempio, dell’Africa che si sta separando dal precedente giogo coloniale della Françafrique e che ora guarda al mondo multipolare per trovare finalmente una sua dimensione autonoma che non sia quella di un governo coloniale sottoposto all’influenza di Parigi.

Nel vecchio ordine liberale internazionale c’era anche questo. C’era il dominio dell’Africa attraverso il colonialismo francese che a sua volta era il garante in Africa della supremazia economica delle famiglie del capitalismo internazionale quali i Rothschild che hanno saccheggiato questo continente delle sue preziosissime materie prime per più di un secolo.

La Russia è il Paese che sta accompagnando l’Africa verso la sua sovranità. La storia e i popoli africani dovranno certamente rendere merito di aver trovato per la prima volta una potenza che non è entrata nelle loro case per comandare, ma per trovare un’intesa fondata sul reciproco rispetto della sovranità nazionale.

Il primo evento di rilievo del 2024: la rielezione di Putin

Ora il 2024 si presenta come un anno, come si accennava al principio di questa analisi, dotato di quelle caratteristiche necessarie per imprimere un’accelerazione ancora maggiore a questo processo storico in corso e il primo evento da prendersi in esame in tale ottica è sicuramente la rielezione, praticamente scontata, del presidente Putin il prossimo marzo.

Lo zar ha inaugurato un’era in Russia che è iniziata almeno dal primo anno della sua elezione, nel lontano 2000, quando dopo essersi lasciate alle spalle le macerie degli anni 90 e del regno degli oligarchi askenaziti, Mosca iniziava a rimettersi in piedi per ritrovare la sua dimensione di potenza internazionale perduta dopo il disastro seguito al crollo del Muro di Berlino.

Il potere negli anni 90 a Mosca era degli oligarchi e degli emissari della CIA quali Boris Eltsin che pur di compiacere i suoi referenti liquidò tutto il patrimonio pubblico industriale russo a favore della finanza anglosassone, esattamente come fece un altro sicario di questo mondo in Italia, ovvero il famigerato Mario Draghi.

Quella fase dal 2000 in poi termina definitivamente e la Russia inizia a guadagnare  nuovamente il suo peso.

La Russia parlava del multipolarismo già in quegli anni poiché è sempre stata questa la sua stella polare. La sua stella polare non era quella che guardava alla supremazia di un impero ma alla pacifica convivenza tra le nazioni, senza la quali c’è soltanto violenza e caos.

L’ascesa dei BRICS che vediamo ora è il frutto di un lavoro che è stato seminato con pazienza da Mosca già in quegli anni.

Ora la rielezione di Putin a marzo e la sempre più probabile caduta di Zelensky che in molti si attendono nei prossimi mesi porteranno alla definitiva e ufficiale sconfitta della NATO in Ucraina.

Per la prima volta dalla fine della guerra fredda e dal crollo del muro di Berlino, il patto atlantico si ritrova spettatore passivo di un enorme processo storico che vedrebbe il crollo di un regime suo satellite e la definitiva perdita di influenza sullo scacchiere internazionale.

A Bruxelles, sede della NATO, sono assolutamente consapevoli che la sconfitta in Ucraina è un qualcosa alla quale il debole patto atlantico non potrà sopravvivere e la fine dell’atlantismo è una prospettiva che tormenta sempre più le notti degli agitati Euro-Atlantisti semplicemente terrorizzati dalla concreta possibilità di essere spazzati via assieme alla NATO.

L’idea del Nuovo Ordine Mondiale poteva esistere solamente attraverso un suo braccio armato militare, quale appunto la NATO, ed è del tutto evidente che una sconfitta dell’alleanza atlantica in Ucraina rende impossibile la sopravvivenza di questa organizzazione.

Il secondo evento di rilievo del 2024: il ritorno ufficiale di Trump

Gli astri della geopolitica però nel 2024 non portano solamente una scontata rielezione di Putin ma anche ad un probabile ritorno ufficiale di Donald Trump a novembre, e qui entriamo in uno scenario che per noi è quello ideale mentre per i nostri avversari devoti alla governance globale è invece sicuramente il peggiore possibile.

L’Euro-Atlantismo si fondava tutto sulla supremazia e sul ruolo di garante degli Stati Uniti come Paese che attraverso la sua superpotenza militare si faceva carico di assicurare l’esistenza del braccio armato del mondialismo.

L’ascesa di Trump ha portato alla fine dell’internazionalismo americano e il suo allontanamento dalla Casa Bianca attraverso la frode elettorale del 2020 non ha ripristinato il precedente status quo come si illudevano i vari esponenti di Davos e del Council on Foreign Relations.

Ciò che adesso appare essere come la prospettiva peggiore per i rappresentati di questi ambienti è quello di un ritorno ufficiale del presidente americano che loro stessi già sanno metterà fine alla permanenza di Washington nella NATO, mettendo così fine ad un ordine, quello liberale internazionale, che è esistito dal 1945 in poi.

Questo spiega perché qualche corte suprema locale di qualche stato americano stia provando a sbarrare la strada a Trump impendedogli di partecipare alle presidenziali sotto l’accusa falsa di “insurrezione”. Gli esperti del settore già si sono pronunciati e hanno detto che la Corte Suprema americana annullerà le decisioni delle corti del Maine e del Colorado, ma ciò denota sicuramente tutta la disperazione di un sistema che sa che il ritorno in carica ufficiale di Donald Trump è la definitiva pietra tombale sullo stato profondo di Washington e sul globalismo.

Il 2024 contiene dunque evidentemente quelle caratteristiche ideali per rinsaldare quella che è stata un’alleanza che esiste almeno dal 2016, ovvero quella tra Donald Trump e Vladimir Putin.

Il solo fatto che le prime due potenze mondiali si ritrovino alleate in una comune battaglia contro l’imperialismo dello stato profondo americano e contro l’idea stessa di globalismo è un qualcosa che toglie ogni punto di riferimento ai centri del mondialismo.

La globalizzazione in tale ottica diventa semplicemente impossibile da sostenere poiché le principali potenze internazionali sono intenzionate ad aprire una fase laddove siano gli Stati nazionali a dominare la politica e non gli attori internazionali senza volto nemmeno eletti dalle varie popolazioni.

Sono queste come si vede delle congiunture storiche irripetibili e di portata così rilevante che crediamo che sia davvero arduo per il liberalismo e le sue derivazioni sopravvivere.

Così come crediamo sia davvero arduo sopravvivere per l’Unione europea che in tale congiuntura si trova non solo completamente isolata sul piano internazionale ma priva di qualsiasi appoggio da parte di Washington, senza la quale l’Euro-Atlantismo è chiaramente impossibile e senza la quale Bruxelles non ha possibilità di esistere.

Se guardiamo a questo insieme di unici eventi storici la sensazione che questo anno sia un anno che porterà cambiamenti che dureranno per molti a venire, si rafforza notevolmente.

E tali cambiamenti ovviamente non potranno non toccare l’Italia la cui decadente classe politica si ritrova ormai scaduta e legata ad un vecchio contesto internazionale, quello Euro-Atlantico, che sta uscendo di scena.

Il 2024 sarà per tutte queste ragioni un anno speciale e sarà un anno da vivere molto intensamente.

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