Hopkins: “Cancel culture come nazismo”. Ma Repubblica “insabbia” la denuncia
L’attore premio Oscar in un’intervista a Repubblica fa a pezzi il politically correct. Ma il quotidiano offusca la sua denuncia titolando sul niente
Hopkins a Repubblica fa a pezzi la “cancel culture”. Ma il quotidiano degli Elkann offusca la denuncia titolando sul niente
Nella melassa omogenea che invade e soffoca lāintero mondo quasi fosse un blob velenoso, cāĆØ qualcuno che ogni ha tanto ha il coraggio di rompere il muro di omertĆ e dire come stanno veramente le cose. “Viviamo nella cultura delĀ nuovo fascismo,Ā dellaĀ cancel culture. Non c’ĆØ piĆ¹ libertĆ di parola”, cosƬ si espresso un attore famosissimo e premio Oscar per āIl silenzio degli innocentiā,Ā Anthony Hopkins.
La cosiddettaĀ cultura progressista, infatti, sta diventando sempre piĆ¹ aggressiva e cerca in ogni modo di zittire qualsiasi voce fuori dal coro e con i principali media che si allineano subito per appecoronarsi al Pensiero Unico Dominante (PUD). Lāattore britannico non le manda a dire: “Oggi se dici qualcosa,Ā sei cancellato. Le persone vivono nella paura. E questo richiama allaĀ Germania nazista, ricorda l’Unione Sovietica e Stalin, il maccartismo americano. La dittatura delĀ pensiero ‘giusto’Ā ĆØ terribile”.
Ci sono giornalisti che in nome delĀ politically correctĀ neppure si azzardano a fare domande scomode, come ĆØ accaduto qualche domenica sera fa in televisione. Questo non ĆØ giornalismo. Ci sono continui tentativi di intimidire chi la pensa diversamente e sono molti che non esprimono piĆ¹ le proprie idee, si auto – censurano per paura di essere aggrediti. Come diceĀ Hopkins siamo in un regime del āpoliticamente correttoā non troppo dissimile da vere e proprie dittature.
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