Gruber ospita l’urlatore rosso della Scala e viene fuori il finimondo! Accuse allucinanti alla Polizia per aver osato, come da prassi chiedere il documento al disadattato che stan facendo passare per martire

tratto da Il Tempo

Il personaggio della Prima della Scala di Milano è stato Marco Vizzardelli, il loggionista che dopo l’Inno nazionale ha urlato “viva l’Italia anti-fascista” come protesta contro la presenza del presidente del Senato Ignazio La Russa nel palco reale del Piermarini, accanto alla senatrice a vita Liliana Segre e al sindaco di Milano Beppe Sala. Subito esaltato dalla sinistra, con il Pd che ha lanciato perfino una campagna social ad hoc. E sono fioccate le ospitate tv, come quella da Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7. Il giornalista esperto di equitazione come noto è stato identificato, come ha spiegato la polizia per un normale protocollo di sicurezza, estraneo dal contenuto dell'”urlo”. Gruber presentandolo ai telespettatori si è lasciata sfuggire una frase: Vizzardelli “è stato identificato dalla Digos, la polizia politica”. Affermazione che ha fatto saltare sulla sedia il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia che respinge l’etichetta “superficiale” della giornalista.

Felice Romano, segretario generale del Siulp, in una nota afferma: “Mi rifiuto di credere che una giornalista esperta e preparata come Lilli Gruber non sappia che le Digos che operano in tutte le 106 Questure d’Italia non sono una polizia politica e men che mai partitica, quanto invece rappresentano le articolazioni periferiche della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, appartenenti al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Sono lo Stato al servizio dei cittadini!”. Non solo, “la Digos è il fiore all’occhiello della Polizia di Stato nella lotta al terrorismo e a garanzia di qualsivoglia turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica. Esse operano prescindendo dal colore politico di chi siede negli scranni di Montecitorio e nel rispetto delle leggi che il Parlamento legifera”.

Sui fatti della Scala, tiene a precisare ancora Romano, “i poliziotti, come confermato dal giornalista stesso, hanno operato con grande garbo, educazione e discrezione, chiedendo semplicemente al cittadino i suoi documenti per capire se un ipotetico elemento di disturbo potesse trasformarsi in elemento di pericolo. E hanno operato a seguito di un obbligo di dovere d’ufficio per chi era comandato in quel servizio. Etichettare come politico, un comportamento atto a preservare la sicurezza di tutti i cittadini è preoccupante se fatto in modo superficiale, mentre diventa pericoloso ed offensivo, se fatto con volontà”. La definizione fatta da Gruber, in sintesi, “mina quel rapporto di fiducia che da sempre deve esistere tra cittadini e forze di Polizia. Un rapporto che è fondamentale in una società democratica”, si legge nella nota.

Insomma, “vedere attaccare la Polizia, da parte di chi ogni giorno può parlare davanti a milioni di italiani, è avvilente perché nessuno di quei poliziotti lavora ed opera spinto da ideologie politiche e men che mai partitiche, ma semplicemente nel rispetto della legge e delle direttive del Dipartimento della Pubblica Sicurezza”. Il sindacato invita poi Gruber ad “approfondire la storia della nostra Digos”, che è “un’eccellenza invidiata da tutto il mondo”. Dichiarazioni che potrebbero essere pericolose: “Affermare poi tali concetti, nel momento in cui c’è in atto una guerra ideologica che purtroppo arma tanti lupi solitari che si sfogano con cittadini innocenti, bagnando di sangue alcune città del nostra comunità europea, lo ritengo oltremodo irresponsabile e pericoloso”, conclude la nota.

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