Giorgia Meloni pronta a tradire gli elettori anche per le prossime Europee: come molti immaginavano, decisa a girare i suoi voti per eleggere un Presidente di Commissione infame. Utile idiota quanto i Cinquestelle con Ursula quattro anni fa

DAGOREPORT di dagospia.com

Giorgetti è troppo tonto per riuscire a trasformare una sconfitta sul Patto di Stabilità in un successo, qui ci vuole la Sora Giorgia, una capace di mutare la Coca Cola in Pepsi, il fascismo in un fascio di rose, un gerarca in un ministro. Dal punto di vista della comunicazione, è davvero brava.

E domani all’Ecofin, una decisione che sarà vitale per il bilancio dello stato italiano, quindi per l’economia in recessione del paese, verrà rinviata: “Non possiamo accettare regole impossibili da mantenere”, ha già piagnucolato il nostro ministro dell’Economia (per mancanza di spina dorsale).

“Commissariato” Giorgetti, ci penserà lei a negoziare in prima persona il Patto di Stabilità al Consiglio Europeo del 15 dicembre, presenti tutti i capoccioni dell’Unione Europea. Qualsiasi cosa la Ducetta riuscirà poi a ottenere, ingranata quella cadenza da simpatica coatta della porta accanto, sparerà al Tg1 qualche supercazzola di vittoria, tanto vai a spiegare poi all’opinione pubblica le regole burocratiche del Patto di Stabilità.

Sulla campagna elettorale per le Europee, la Zelig di Colle Oppio ha già pronto un piano per avere la moglie drogata e la siringa piena: lasciare dopo il voto di giugno 2024 libertà di voto ai componenti ultrà del suo gruppo europeo dei Conservatori (Ecr), vale a dire gli spagnoli di Vox e i polacchi del Pis, così sarà libera di trasformarsi in democristiana e  votare per la “Maggioranza Ursula” o per la nuova arrivata Roberta Metsola, cara amica di Tajani, ricevuta dalla premier con tutti gli onori in barba agli attacchi fiorentini di Salvini.

Dopodiché, contati i voti (i fratellini d’Italia sono certi che Salvini prenderà una brutta botta), la Meloni si rimboccherà le maniche per un rimpasto di governo: i papabili a girare i tacchi sono Sangiuliano, Zangrillo e Santanché (già spinta da Arianna a dimettersi da capogruppo alla Regione Lombardia). Per ora i sostituti non ci sono: sarebbe intenzionata a prenderli dalle regioni in cui viene premiata.

Per quanto riguarda Ignazio La Russa che, come si è visto con l’affaire della prima della Scala, politicamente non è uno sprovveduto, Giorgia se lo tiene finché può, anche perché nominare eventualmente un nuovo presidente del Senato è un casino.

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