commento del dottor Maurizio Matteoli da Facebook
Dopo oltre un decennio di trend in costante discesa, si osserva un nuovo aumento dell’incidenza Hiv nei due anni post-Covid: 1.888 nuovi casi segnalati nel 2022, +32% rispetto al 2020. Tuttavia, l’incidenza in Italia è inferiore rispetto alla media osservata tra gli Stati dell’Unione Europea (3,2 rispetto a 5,1 nuovi casi per 100mila).
È il quadro che viene fuori dall’aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids al 31 dicembre 2022, curato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e pubblicato in vista della Giornata mondiale che si celebra domani, primo dicembre.
“L’84% dei casi scoperti nel 2022 è ascrivibile a rapporti sessuali (43% eterosessuali, 41% maschi con maschi), prevalentemente maschi (79%). La quota di nuove diagnosi in persone con più di 50 anni è in continuo aumento, dal 20% del 2015 al 31% del 2022”, evidenzia il report Iss. “Oltre la metà (58%) delle persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2022 erano in fase avanzata di malattia, cioè con una situazione immunitaria seriamente compromessa o addirittura già in Aids, in cui l’infezione è rimasta misconosciuta per anni – avvertono gli esperti Iss – Inevitabili i riflessi sull’efficacia della terapia antiretrovirale che risulta inferiore in caso di diagnosi tardiva, e sulla probabilità di trasmettere involontariamente l’Hiv non usando le protezioni adeguate. Negli over 50 la quota di diagnosi tardive arriva all’80%”.
“Diminuisce l’attitudine a fare il test Hiv in seguito ad un contatto sessuale non protetto, mentre aumentano i test eseguiti perché già presenti sintomi legati all’Hiv in persone che si sono pertanto infettate vari anni prima”, conclude l’Iss.
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