“Con cosa hanno bombardato? Non abbiamo mai visto morti e feriti in queste condizioni” Gaza, i dubbi e le accuse dei medici dell’ospedale gestito dagli indonesiani nella striscia sotto bombardamento

GAZA, L’ALLARME DEI MEDICI: “L’OSPEDALE SCOPPIA, MAI VISTI COSÌ TANTI BAMBINI MUTILATI”

Estratto dell’articolo di Letizia Tortello per “La Stampa”

«Come sapete, questa è una notte di sangue per noi, per l’Indonesian hospital. Questa sera abbiamo ricevuto un grande numero di feriti molto gravi. E la maggior parte sono bambini e donne. Ma c’è un caso che mi ha sconvolto più di tutti: un bambino che ha meno di un anno. È irriconoscibile dal volto, ha la pelle del viso gravemente danneggiata. Non so se sia maschio o femmina, non l’ho capito e non ho più chiesto. Ha perso tutti i membri della sua famiglia. Tutti. Non è rimasto nessuno. Un’infermiera si sta occupando di lui e lo porterà a casa, se sopravviverà, come speriamo».

Marwan Sultan è il direttore medico dell’Indonesian hospital a Sud di Jabalia. Che ieri, dopo il bombardamento al campo profughi, ogni 15 minuti riceveva ondate di decine di feriti in condizioni critiche. «Molti sono ancora sotto le macerie, li stanno estraendo».

Racconta scene che non si possono neanche immaginare: «È la prima volta che riceviamo pazienti messi male così, cos’hanno usato? Con cosa hanno bombardato? Non ce lo spieghiamo. Arrivano con gli arti amputati, e anche la testa squarciata e pezzi di cervello visibile. Gravi traumi corporei multipli, emorragie interne, gravi danni agli organi».

Definisce l’accaduto un «genocidio di civili». Nella struttura fondata dagli indonesiani, i feriti sono operati nei corridoi, sono ricoverati ovunque. «Abbiamo circa 270 persone, molte in serie condizioni. Abbiamo richiamato tutto il nostro personale, 300 membri dello staff tra medici ed infermieri, stanno lavorando senza sosta, anche 24 ore di fila. Siamo esausti», spiega. […]

I raid di Israele, secondo le testimonianze del personale ospedaliero, hanno preso di mira «una zona di un chilometro quadrato. Una zona molto affollata[…]». Interi palazzi sono stati sbriciolati, con le famiglie che li abitavano. Come quella del piccolo o della piccola che è stata trasportata lì per essere salvata. E probabilmente lo sarà. Ma dei suoi parenti non è rimasto nessuno. […]

Se il campo profughi di Jabalia è stato distrutto, la struttura sanitaria che sta vivendo l’inferno aveva chiesto di evacuare, ma nessuno ha dato al dottor Sultan un’alternativa. E così, non è stato possibile nemmeno pensare di proteggere di più i malati, i più deboli, quelli che stanno soffrendo di più degli attacchi degli scorsi giorni, quelli che lottano per non morire. […]

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