Vittorio Sgarbi, la polemica sui suoi compensi rischia di fargli perdere la poltorna: Giorgia Meloni ha annunciato di voler fare una verifica sui fatti

Secondo quanto si apprende la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impegnata oggi con le comunicazioni in Parlamento in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, approfondirà non appena possibile il caso legato al sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Dopo aver analizzato la vicenda la premier farà quindi le sue valutazioni. Le intenzioni di Meloni arrivano sulla scorta dei fatti di questa mattina, con il M5S che ha presentato alla Camera una mozione di revoca del sottosegretario alla Cultura. Dal pentastellato Antonio Caso è arrivata anche la richiesta di un’informativa del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. I fatti sono relativi all’articolo ‘Sgarbi, ecco favori retribuiti e rimborsi dubbi’, pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano su una presunta indagine giudiziaria a carico del sottosegretario. Nell’articolo si parla di “sostanziosi emolumenti riscossi” da Sgarbi “per conferenze, inaugurazioni, lezioni magistrali”: cosa che secondo l’articolo stesso potrebbe essere in contrasto con le leggi relative al conflitto d’interessi. Alla richiesta di informativa del ministro si è associato il Partito Democratico.

Sgarbi: “Dal ‘Fatto’ ricostruzioni diffamatorie e calunniose”

Nella lunga nota pubblicata in giornata, il sottosegretario alla Cultura ribatte punto per punto alle accuse sollevate dal Fatto Quotidiano. Sulla vicenda relativa alla Fondazione Principe Pallavicino, per esempio, Sgarbi ricorda che gli emolumenti corrisposti fanno riferimento alla sua attività di coordinamento dell’attività di promozione della collezione d’arte. E, sostiene il critico, «l’avere messo in relazione il pagamento di questi emolumenti con le mie denunce contro la realizzazione di obbrobri architettonici che rappresentano uno sfregio al decoro urbanistico della città, è una bieca operazione di deliberato travisamento dei fatti, tale da indurre il lettore a credere che ci sia stato un “do ut des”». La ricostruzione effettuata dal giornale diretto da Travaglio, sostiene Sgarbi, non sarebbe altro che una «evidente campagna di delegittimazione». E ora il sottosegretario sembra più che intenzionato a portare l’intera faccenda in tribunale. «Ci penserà l’autorità giudiziaria – prosegue la nota – a ristabilire la verità, non potendo contare sulla correttezza professionale dell’estensore del pezzo».

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