Processo Ruby, come prevedibile, Meloni revoca la costituzione di parte civile della presidenza del Consiglio contro Berlusconi voluta anni fa dalla sinistra

La presidenza del Consiglio informa di avere dato oggi – nel giorno in cui FdI col centrodestra vince alle Regionali ma FI viene colpita duramente rispetto agli alleati  – incarico all’Avvocatura dello Stato perché revochi la propria costituzione di parte civile nel processo penale cosiddetto ‘Ruby ter’ a carico – fra gli altri – di Silvio Berlusconi. La costituzione  – si legge nella nota di Palazzo Chigi – era stata disposta nel 2017 dal governo Gentiloni, “un esecutivo a guida politica, in base a una scelta dettata da valutazioni sue proprie, in un momento storico in cui non erano ancora intervenute pronunce giudiziarie nella medesima vicenda”.

“La formazione – prosegue la nota – avvenuta nell’ottobre 2022, di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata. Ciò appare tanto più opportuno alla stregua delle assoluzioni che dapprima la Corte di Appello di Milano con sentenza del luglio 2014, divenuta irrevocabile, poi il Tribunale di Roma con sentenza del novembre 2022 hanno reso nei confronti del senatore Berlusconi in segmenti della stessa vicenda”.

La telefonata di Berlusconi a Meloni e Salvini

Il presidente Silvio Berlusconi ha chiamato la presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il vicepresidente del consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, e si è complimentato per il grande successo della coalizione alle elezioni Regionali in Lombardia e in Lazio. I tre leader hanno convenuto che questo nuovo successo del centrodestra deve essere e sarà da stimolo a proseguire l’ottimo lavoro fatto sinora dal governo, un esecutivo forte che ha come orizzonte l’intera legislatura.

Il caso Ruby, una storia lunga oltre 10 anni

I tre filoni di inchiesta per il caso Ruby si aprono dopo la notte in Questura del 28 maggio 2010, quando Karima El Marough, detta Ruby, viene fermata per un furto. L’allora premier Silvio Berlusconi, che si trova a Parigi, telefona al capo di gabinetto Pietro Ostuni dicendogli che la ragazza gli era stata indicata come nipote del presidente egiziano Mubarak e che sarebbe arrivata Nicole Minetti, all’epoca consigliere regionale, per prenderla in affido. La circostanza si avvera, malgrado la decisione del pm dei minori Annamaria Fiorillo di disporre il collocamento della giovane in una comunità. Pochi giorni dopo, però, la marocchina ricoverata in ospedale dopo una lite con la prostituta Michelle Conceicao, finisce davvero in una struttura protetta. Si apre così l’inchiesta.

Berlusconi sotto accusa

Al centro della vicenda ci sono i presunti festini a luci rosse ad Arcore ai quali avrebbe partecipato anche la giovane che, non ancora maggiorenne, avrebbe fatto sesso in cambio di denaro e altre utilità con l’ex capo del governo. Berlusconi per evitare che tutto ciò venisse alla luce, quando Karima è fermata, telefona a Ostuni per ottenere, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che venga rilasciata.

Il primo processo Ruby

Il 14 gennaio 2011 i pm dispongono perquisizioni negli appartamenti nel residence di via Olgettina, fanno avere al premier un invito a comparire e il 9 febbraio, non essendosi presentato, sulla base di “prove evidenti”, chiedono il processo con rito immediato. Il 15 febbraio il gip Cristina Di Censo lo rimanda a giudizio per i reati di concussione e prostituzione minorile.

Il 6 aprile del 2011 comincia il dibattimento e il legale di Ruby annuncia che la ragazza non si sarebbe costituita parte civile perché riteneva di non aver subito alcun danno. Davanti ai giudici sfilano moltissimi testimoni: le ragazze delle feste di Arcore, le ”Olgettine” ma anche le cosiddette “pentite” del bunga-bunga, tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con Karima, fino ai parlamentari del Pdl e ai personaggi dell’entourage del Cavaliere. Ruby, citata come teste dalla difesa, per due volte non si presenta davanti al collegio. Dopo una serie di interruzioni, anche a causa delle elezioni, il 13 maggio 2013 la conclusione della requisitoria e la richiesta a 6 anni di carcere, altrettanti di interdizione legale e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il 24 giugno dello stesso anno c’è la condanna per Berlusconi a 7 anni di reclusione, uno in più rispetto alla richiesta, per le accuse di prostituzione minorile e concussione per costrizione.

L’assoluzione

Il 20 giugno 2014 via al processo di appello. il 18 luglio Berlusconi viene assolto con formula piena: per quanto riguarda l’accusa di concussione, “il fatto non sussiste” e, in riferimento all’accusa di prostituzione minorile, “il fatto non costituisce reato”. Le motivazioni della sentenza chiariscono che “ci fu prostituzione” ma nessuna prova adeguata che confermasse la conoscenza dell’età della ragazza da parte di Berlusconi. Il 10 marzo 2015, dopo circa 10 ore di camera di consiglio, la Cassazione conferma l’assoluzione.

Il Ruby bis

Riguarda altre figure dell’entourage di Silvio Berlusconi. l 19 luglio 2013 i giudici condannano a 7 anni Lele Mora ed Emilio Fede e a 5 anni Nicole Minetti. Il 13 novembre 2014 la Corte d’Appello di Milano conferma le condanne ma riduce le pene per i tre imputati: quattro anni e dieci mesi per Emilio Fede; tre anni con le attenuanti generiche per Nicole Minetti; sei anni e un mese per Lele Mora. Nel settembre 2015, la Cassazione rinvia gli atti a un altro giudizio di secondo grado. Il 7 maggio 2018 la Corte d’Appello di Milano riduce ancora le pene: 4 anni e 7 mesi per Fede e 2 anni e 10 mesi per Minetti. Nell’aprile 2019 la Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni e 7 mesi di reclusione per l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede e a 2 anni e 10 mesi per l’ex consigliera lombarda Nicole Minetti.

Il Ruby Ter

Il 3 gennaio 2014 il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati annuncia l’apertura dell’inchiesta Ruby ter parlando di “atto dovuto”. La nuova indagine nasce dalla decisione di trasmettere alla Procura gli atti dei processi Ruby e Ruby bis. Dalle motivazioni delle due sentenze si ricavano ipotesi di reato a carico di 45 indagati, tra le quali corruzione in atti giudiziari, falsa testimonianza e rivelazione di segreto. Berlusconi è accusato di avere “comprato” la reticenza dei testimoni nei processi per provare la sua innocenza. Tra gli indagati anche Niccolò Ghedini e Piero Longo, legali dell’ex premier (la loro posizione viene poi archiviata), numerose “olgettine”, il cantante Mariano Apicella, la senatrice Maria Rosaria Rossi. Il 2 maggio 2016 il giudice “spezzetta” il processo in 7 tribunali, accogliendo le eccezioni di competenza territoriale presentate dalle difese. Le posizioni di alcuni indagati finiscono a Monza, Treviso, Roma, Pescara, Siena e Torino. Restano a Milano 23 indagati tra cui Berlusconi. Il 5 aprile 2017 la presidenza del Consiglio dei ministri, allora sotto la guida del pd Paolo Gentiloni, chiede di costituirsi parte civile contro l’ex premier, nel giudizio di Milano.

Nel luglio 2018 questo troncone del procedimento viene riunito con quello in cui l’ex presidente del Consiglio è accusato sempre di avere corrotto altre quattro ospiti delle serate, con oltre 400 mila euro in cambio della loro versione sulle “cene eleganti” resa nei processi. A marzo del 2019 muore una delle testimoni chiave del processo, Imane Fadil: la ragazza aveva chiesto di essere parte civile nel procedimento. La procura di Milano apre un fascicolo per omicidio, che si chiude a settembre dello stesso anno decretando che la modella marocchina è morta a causa di “un’aplasia midollare associata a un’epatite acuta, un’entità clinica estremamente rara e di estrema gravità”.

La prima richiesta di condanna per il Ruby Ter

A febbraio 2020 arriva da Siena la prima richiesta di condanna per Berlusconi. La richiesta avanzata dalla pm Valentina Magnini è di 4 anni e 2 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari. Il Cavaliere è accusato di aver pagato il pianista senese di Arcore, Danilo Mariani, per indurlo a falsa testimonianza sul caso Olgettine. Proprio per falsa testimonianza il magistrato ha chiesto 4 anni e 6 mesi per Mariani. Dopo la richiesta di condanna il procedimento si blocca una prima volta poiché a causa della pandemia di Covid le udienze vengono rinviate per mesi. A settembre 2020 l’ex premier viene colpito dal Covid e ricoverato per 11 giorni. A novembre 2020, nella prima udienza dopo la pandemia, il legale dell’ex premier dichiara che a Berlusconi serve un periodo di “riposo assoluto” a casa. Da questa data le precarie condizioni di salute del Cavaliere e i ricoveri a causa dei suoi problemi cardiaci portano a una serie di rinvii che di fatto bloccano nuovamente il procedimento. Nuovi rinvii vengono chiesti a gennaio 2021 e ad aprile 2021, quando il tribunale senese accoglie la richiesta di legittimo impedimento, essendo il Cavaliere ricoverato per accertamenti al San Raffaele a Milano, avanzata dai difensori del leader di Forza Italia.

Il “filone” milanese

Nel frattempo a fine mese si blocca anche il processo milanese del Ruby ter fino a quando Berlusconi non sarà dimesso. In questo caso il pm Luca Gaglio non si oppone alla richiesta di legittimo impedimento, ma solleva “perplessità” su alcune “prognosi” indicate in relazioni mediche in cui “si parla al condizionale” per chiedere un “rinvio lungo 2 o 3 mesi”. A maggio il processo milanese subisce un lungo rinvio di quasi quattro mesi per tutti gli imputati. Per Berlusconi non ci sono stralci, nemmeno temporanei, della sua posizione. Il processo viene rinviato all’8 settembre, giorno in cui viene disposta una perizia medico-legale sulle condizioni di Silvio Berlusconi. Il 16 settembre 2021 Berlusconi, con una lettera sdegnata legata soprattutto alla richiesta di fare una perizia anche psichiatrica, la rifiuta.

L’assoluzione a Siena

Il 21 ottobre 2021 il tribunale di Siena si riunisce per la prima udienza dopo i rinvii e assolve entrmbi gli imputati (Berlusconi e Mariani) per i quali il pm aveva chiesto una condanna di 4 anni.

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