Elly Schlein sulla rampa di lancio: tutto pronto per farla volare via dal PD! L’avevano inventata per salvare le poltrone: adesso non serve piu

Gli inossidabili notabili del Pd dieci mesi fa hanno cambiato le regole per far eleggere Elly e salvare sƩ stessi. Ora, visto che la segretaria non risponde a loro, organizzano un correntone per tenersi pronti a sostituirla. Per restare sempre e comunque a galla

di Fabio martini per Huffpost

Rieccoli,Ā gli inossidabili notabili del Pd. Con il loro ā€œcorrentoneā€ si preparano ad affiancare Elly Schlein e al tempo stesso si tengono pronti a sostituirla, ma sono esattamente gli stessi che dieci mesi fa confezionarono un ā€œpacchettoā€ di regole interne senza eguali nella storia dei partiti politici europei. Una procedura mai vista prima di allora consentƬ di eleggere una personalitĆ , Elly Schlein, che fino ad alcuni giorni prima non era iscritta al Pd. I capi-corrente, investendo sulla nuova leader, pensavano anche al bene del Pd e ancora oggi restano attrezzati professionisti della politica, ma nella loro capacitĆ  di trasformarsi e restare a galla nelle diverse stagioni, affiora unā€™abilitĆ  speciale: sono gattopardi previdenti.

Furono loro ā€“ Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Francesco Boccia ed Enrico Letta dimissionario, dā€™intesa con Articolo Uno ā€“ a convincere Elly Schlein a candidarsi segretaria. Oggi alcuni di loro sono preoccupati che la loro creatura possa trascinarli nella sconfitta e stanno organizzando una corrente, per ora priva di nome ma che ha giĆ  una collocazione topografica: sarĆ  il Grande Centro del partito. Tra una mini-sinistra, gli ex Articolo Uno ormai oscurati da Schlein e la destra di Stefano Bonaccini e Lorenzo Guerini.

Ma la capacitĆ  di trasformarsi da parte dei principali capi-corrente del Pd ĆØ raccontata da unā€™impresa che nei mesi scorsi fa passĆ² sotto silenzio, perchĆ© fu sovrastata dalla novitĆ  della vittoria di un personaggio come Elly Schlein. Ma si tratta di unā€™impresa assai interessante da ripescare non soltanto per la forte originalitĆ  in sĆ©. Ma per la sua attualitĆ . PerchĆ© quella procedura sta producendo rilevanti effetti politici: la segretaria, coerente col voto delle Primarie, guarda piĆ¹ ai suoi elettori – alcuni estranei alla cultura di governo del Pd, altri persino ostili – piuttosto che agli iscritti e agli elettori Dem.

Un corto circuito che ha inizio durante la cosiddetta fase costituente del nuovo Pd, una fase che fu guidata da un gruppo dirigente non eletto, a fine mandato e uscito sconfitto dalle elezioni. A dispetto di condizioni che consigliavano prudenza, fu invece proposta una novitĆ  dirompente, prima di allora mai adottata, da quel che se ne sa, in nessun partito democratico: consentire di correre per la leadership ad una persona che pochi giorni prima del voto non era iscritta a quel partito.

Si partiva dallo Statuto del 2007, quello che porta la firma del professor Salvatore Vassallo, a suo tempo vagliato e approvato da tutte le componenti: prevedeva una divisione dei poteri tra iscritti e elettori delle Primarie. Con una netta scansione in due tempi. La prima fase, sino alla ā€œriformaā€ di otto mesi fa, era prerogativa esclusiva di chi credeva nel partito: gli iscritti. A loro spettava la selezione dei candidati alla segreteria, a loro ā€“ e soltanto ad alcuni di loro ā€“ spettava la possibilitĆ  di candidarsi alla guida del loro partito. Nella seconda fase entravano in scena gli elettori delle Primarie aperte e a loro si affidava il compito di scegliere tra due o tre iscritti Dem, individuati dai tesserati. Un modello che ha fatto scuola, a cominciare dalla Francia. Persino i Conservatori lā€™hanno in parte adottato.

Ma il modello ĆØ stato cambiato dai notabili del Pd che, temendo lā€™ascesa di Stefano Bonaccini, avevano individuato in Elly Schlein lā€™unica in grado di sovvertire il pronostico. E si erano resi promotori di un cambio radicale dello Statuto. In un punto essenziale: consentendo la candidatura anche a chi non fosse iscritto al Pd, anche a chi avesse guidato partiti o movimenti diversi. Al primo turno il candidato che invece era iscritto al Pd, Stefano Bonaccini, ha conquistato il 52.8% dei consensi e Schlein il 34,9%. Un distacco di 18 punti. Al secondo turno il risultato si ĆØ ribaltato. Ma il corto circuito non ĆØ consistito nel sorpasso della seconda sul primo, perchĆ© questo era contemplato dalle regole del gioco, ma che la protagonista fosse una personalitĆ  esterna al partito.

Unā€™anomalia che se ne ĆØ trascinata unā€™altra. Un exit poll, sia pur grossolano, ha suggerito un dato: molti elettori delle Primarie, forse la metĆ , alle elezioni Politiche di alcune settimane prima non aveva votato Pd. Dunque, una parte degli elettori di Schlein non soltanto non aveva molto a che fare col Pd, ma lo aveva avversato.

Restando ai numeri veramente importanti, Schlein non ĆØ stata votata dal 65 per cento degli iscritti al Pd ed ĆØ stata appoggiata da migliaia e migliaia di elettori che non avevano votato dem alle elezioni. Il cerchio ora si sta richiudendo: dieci mesi fa i notabili, per salvaguardare sĆ© stessi, fecero lā€™impossibile per favorire lā€™ascesa della ā€œPapessa stranieraā€ nella speranza di poterla orientare. Lei si ĆØ dimostrata ingovernabile, anche perchĆ© sinora ha risposto assai poco ai suoi grandi elettori. Eā€™ stata coerente: ha preferito i suoi elettori, vicini e lontani.

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