Invasione clandestina, Giorgia Meloni ha fatto un capolavoro al contrario: riesce a farsi perculare persino dalla Schlein

«Pagare i dittatori stranieri” dei paesi di partenza «non ferma gli sbarchi». Così Elly Schlein a Otto e Mezzo, su La7. «Per i migranti il governo in questi mesi ha fatto un’unica cosa, il decreto Cutro, che chiamerei il decreto Meloni. E che ha smantellato il sistema di accoglienza diffusa. Questo Paese non si è mai dato politiche sensato sulle migrazione. Va abolita la Bossi-Fini».

E ancora: «Abbiamo votato per non rifinanziare la guardia costiera libica, ho sempre pensato che fosse sbagliato come è stato sbagliato l’accordo di Meloni con la Tunisia». «Vanno cambiate le regole di Dublino. A fare questa battaglia che bloccano i migranti in Italia, primo paese d’arrivo, c’eravamo noi e non Meloni o Salvini e i loro amici. Oggi Meloni era da Orban: perchè non gli ha fatto una semplice domanda? Perchè si vogliono prendere solo i benefici dall’Ue? Non hanno il coraggio di chiedere ai loro alleati di fare la loro parte».

A proposito della visita in Ungheria di oggi, la segretaria Pd ha attaccato la premier Meloni anche su un altro fronte. «Il gender? Creano dei mostri quando in realtà ciò che minaccia le famiglie è la paura del futuro: salari bassi, inflazione».

Schlein, intervistata in studio anche dal direttore de La Stampa Massimo Giannini, ha toccato l’argomento della criminalità e del decreto Caivano. «La repressione non basta, serve un grande investimento nella prevenzione e nella educazione. Altrimenti non si riesce a dare un’emancipazione alle persone»

«Io sono la segretaria di un Partito che ha fatto l’assegno unico, il più forte strumento messo in campo per la famiglia e che il governo rischia di indebolire», ha proseguito Schlein. «Possibile che la prima donna premier non vuole investire in infrastrutture sociali, nei nidi? Aiutano a conciliare e le donne a lavorare, mentre il governo ha tagliato il fondo per i nidi. Non vedono il nesso tra denatalità e precarietà».

«Io capolista alle europee?», ha proseguito. «Non è all’ordine del giorno. Prima occupiamoci di un progetto per l’Europa. Penso che noi abbiamo bisogno di costruire liste aperte, plurali e collettive perché non siamo un partito personale».

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