Bambole non c’è una lira! Meloni e Giorgetti hanno solo soldi per Ucraina e idiozie varie, ma le pensioni a quota 41 anche quest’anno ce le scordiamo

Avvisate Tajani e Salvini: la Meloni, dopo le scintille sulla tassazione degli extraprofitti bancari, ha creato un asse di ferro con Giorgetti in vista della manovra per limitare le spese.

Niente quota 41 cara al Capitone e niet anche all’aumento delle pensioni che chiede Tajani, i ministri sono avvisati: inutile lanciarsi in assalti alla diligenza. Chiunque alzi i toni dovrà poi vedersela direttamente con la sora Giorgia. La vera opposizione al governo ormai è dentro il governo stesso (Lega e FI).

Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

La tassazione degli extraprofitti bancari ancora deve essere formalmente messa a terra, toccherà al Parlamento. Ma quello, politicamente, sembra ormai il passato. Perché le ombre tra Giorgia Meloni e il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, che pure sul provvedimento si era trovato in difficoltà, sembrano del tutto archiviate. Almeno a giudicare dal Consiglio dei ministri di ieri sera.

La premier ha infatti confermato la massima fiducia nel ministro leghista in maniera esplicita. Addirittura invitando tutti gli altri ministri a non mettere i bastoni tra le ruote: «Condivido — ha detto la presidente — la richiesta del ministro Giorgetti di invitare ogni dicastero a verificare nel dettaglio le risorse attualmente spese, i capitoli di spesa, le misure attualmente finanziate».

(…)

L’uomo del Mef, in realtà, ieri sera non ha fornito cifre. «Bisognerà attendere — avrebbe detto — il consolidato del gettito fiscale del primo semestre». Non ci sarà da aspettare poi molto, i dati definitivi dovrebbero arrivare a giorni. Ma l’orizzonte delle scelte è proprio quello: giorni.

Giorgetti avrebbe infatti ricordato la prima scadenza importante, la presentazione della Nota di aggiornamento del Def (Nadef) entro il 27 settembre.

Peraltro, poco prima, il 15 e 16 settembre, si svolgerà a Santiago di Compostela una riunione sia pur informale dell’Ecofin. Da lì potrebbero venire indicazioni sulla possibilità di aggiungere uno o due decimali al deficit previsto per l’anno venturo, fissato al 3,7%. In un contesto in cui i decimali rappresentano miliardi.

E dunque, tutti i ministri sono avvisati: inutile lanciarsi in assalti alla diligenza. Perché l’apertura di credito all’uomo di via XX Settembre è ampia al punto che la premier scuda il suo ministro rispetto alle pressioni che certamente sta subendo e subirà: «Il Mef è al lavoro, decideremo insieme su cosa concentrare gli interventi, con rigore e attenzione all’equilibrio del bilancio dello Stato». Insomma: chiunque alzi i toni dovrà poi vedersela direttamente con lei, la premier.

Insomma, molte delle priorità espresse dai ministri degli ultimi mesi potrebbero essere derubricate, da «oggetto di manovra» a «obiettivo di legislatura». Dalle risorse per mantenere la quota 41 cara a Matteo Salvini all’aumento delle pensioni che chiede il leader azzurro Antonio Tajani, dai rinnovi degli innumerevoli contratti pubblici scaduti per la ministro Calderone agli interventi sul caro carburanti, tutto a oggi è in discussione.

A Palazzo Chigi ieri sera ancora non si è entrati nel merito del futuro pacchetto sicurezza, quello rilanciato anche da Matteo Salvini. È stato richiamato anche per dire che ancora non è stato deciso se sarà un decreto o un disegno di legge. Entro metà settembre, comunque, il provvedimento sarà maturo.

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