Giacomo Chiapparini, morto schiacciato da migliaia di forme di Grana, la lettera choc dei figli durante il funerale

È stato un addio senza sconti quello che i figli hanno dato a Giacomo Chiapparini, l’imprenditore agricolo morto nel suo magazzino di stagionatura schiacciato da 16 mila e oltre forme di Grana Padano. In chiesa a Romano di Lombardia, ieri durante il funerale, gli eredi hanno letto una lettera molto dura che ha lasciato di stucco i presenti per la gran sincerità con cui si sono rivolti al padre, che con il suo lavoro aveva messo su un delle realtà più grandi della provincia di Bergamo. Ultimo di sette figli, ricorda SkyTg24, aveva lavorato prima come mezzadro insieme al padre e ai fratelli, poi, alla fine degli anni Settanta, la prima stalla con 26 capi di bestiame. Nel 2006 aveva ottenuto il marchio per la produzione del Grana Padano e dato vita a un’impresa con oltre 2mila bovini100 ettari coltivati e un caseificio. Oltre 270 quintali di latte al giorno e una produzione quotidiana di cinquanta forme di formaggio per un totale di quindicimila all’anno.

Quante volte, papà, abbiamo sperato che rallentassi la tua corsa nella vita e quindi potesse rallentare anche la nostra, così da vedere cosa c’era fuori dal finestrino. Rallentando avresti potuto vederlo anche tu, capendo cosa c’era di importante oltre la tua attività”, hanno detto i figli durante la cerimonia funebre. “Ci hai fatto crescere sempre sollecitati a dare il massimo, a fare sempre al meglio quello che sapevamo fare. Quanti scontri abbiamo avuto perché volevi sempre avere ragione tu e fare di testa tua“, hanno letto gli orfani puntualizzando: “Ci dispiace che a noi figli tu non abbia mostrato l’amore attento e affettuoso come altri padri. Con i tuoi nipoti ti sei ammorbidito un po’ e così abbiamo capito che allo stesso modo amavi anche noi, ma sempre a modo tuo, nel tuo modo originale. Non hai mai puntato sul nostro lato sensibile perché lo faceva e lo fa la mamma. Hai puntato, invece, alla nostra tempra per prepararci alla vita”.

“Ci hai lasciati”, conclude la lettera della famiglia, “con le rotelle attaccate alla bici, liberi di andare ma sempre con te che ci davi sicurezza. Sei sempre stato sopra le righe e sopra le righe è stata la tua uscita di scena. La tua fragorosa e rumorosa presenza è diventata una fragorosa e rumorosa assenza. Tu hai vissuto la vita che volevi, coltivando ambizioni che nessuno avrebbe mai immaginato e la tua famiglia ti ha dovuto seguire in questa corsa. Anche se iniziavi a sentire la stanchezza dell’età non ti sei mai risparmiato. Ora non so dove sei, ma sappiamo che a chi incontrerai, darai filo da torcere”.

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