“Fino a quando non ammazza qualcuno, non possiamo fargli niente” Donna ammazzata a pugni dalla risorsa, le impotenti dichiarazioni dei carabinieri a chi si lamentava delle sue imprese in giro per la città

Estratto dell’articolo di Floriana Rullo per il “Corriere della Sera”

Una firma in caserma per rispettare la misura cautelare che gli aveva permesso, dal 12 gennaio, di abbandonare i domiciliari. Poi l’omicidio ai giardini Nikolajewka di Rovereto. Vittima, Iris Setti, 61 anni. Una morte che «si poteva evitare», per Anthonia e Linda, le due sorelle (con cittadinanza italiana) del 37enne Chukwuka Nweke, il killer.

«Lo avevamo detto ai carabinieri l’ultima volta che ci aveva aggredito: se va avanti così prima o poi ucciderà qualcuno — raccontano —. Avevamo chiesto gli venisse fatto un Tso. Ci hanno risposto che, finché non avesse davvero ammazzato una persona, loro non potevano farci niente. Ora è successo».

[…] Sabato sera l’ultimo episodio violento, quello culminato nell’omicidio. Sono le 22.30 e la funzionaria di banca in pensione sta passeggiando sulla passerella che sovrasta il parco, appena sotto l’ospedale. La vede e, senza pensarci un attimo, la blocca mettendosi a cavalcioni su di lei e la massacra di botte. Iris morirà qualche ora dopo in ospedale a Trento. Lui invece, fermato dai carabinieri con il taser, viene portato in carcere dove è in attesa della convalida, che dovrebbe arrivare già nelle prossime ore. Resta da chiarire il movente. Potrebbe essere stato un tentativo di rapina (in tasca gli viene trovato un anello d’oro della vittima) o di violenza sessuale.

[…] «Era un violento», ribadiscono le sorelle. Appena 15 giorni prima, raccontano, si era presentato a casa loro «come una furia. Ha distrutto vetri, perfino l’ascensore. Ci ha riempite di lividi. Abbiamo insistito per farlo ricoverare al centro di salute mentale, ci hanno detto che l’unica possibilità era un Tso. E noi lo abbiamo chiesto. Nostro fratello è malato, abbiamo chiesto in tutti i modi di farlo ricoverare. Minacciava di uccidersi, di fare del male a tutti. Perché nessuno ci ha aiutato? Non riesco a non pensare a ciò che ha fatto a quella povera donna».

[…] L’anno passato il 37enne aveva aggredito in strada un ciclista e, dopo, le forze dell’ordine. Era il 23 agosto. Portato in carcere ci era rimasto fino al 4 ottobre poi, aveva ottenuto i domiciliari a casa di una sorella. Il 12 gennaio, vista la buona condotta, gli era stato concesso l’obbligo di firma che aveva mancato solo una volta, a metà luglio.

Mancanza che gli era costata una segnalazione in Procura da parte dei carabinieri. Non poteva essere espulso, almeno fino a novembre, data della prima udienza in tribunale. Senza contare la presenza della famiglia, moglie e tre figli in Vallagarina, che gli ha permesso di chiedere al questore il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto nel 2013 dopo cinque anni di lavoro nel Veronese. A maggio il Questore si era riservato di valutare quella richiesta, essendo a conoscenza anche dei mancati rapporti dell’uomo con i figli.

In caso di non rinnovo, però, il procedimento sarebbe stato impugnato come prevede l’articolo 19 del testo unico sull’immigrazione. «Avevano provato a rimpatriarlo nel 2019 a Torino — sottolinea il sostituto procuratore Viviana del Tedesco —. Ma era stata riconosciuta la sua regolarità sul territorio nazionale. Abbiamo fatto tutto ciò che la legge permette». […]

Resta un altro punto da chiarire: a Rovereto tutti conoscevano i problemi psicologici del nigeriano che, senza fissa dimora, girava per i vari centri di accoglienza. «Cercherò di capire perché non si è proceduto con il Tso, a me nessuno lo ha segnalato», ripete il sindaco […], Francesco Valduga. Nessuno lo aveva richiesto così come non erano state chieste perizia psichiatrica e cure al Centro di Igiene mentale. Ora tutti si chiedono perché. […]

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