Ha massacrato la moglie con 70 coltellate, ma dopo solo 5 anni era libero e si mostrava in Ferrari: solo adesso si scopre l’ennesimo scandalo della giustizia italiana

Estratto dell’articolo di Luca Fazzo per “il Giornale”

Matto ma fino a un certo punto. Quattordici anni fa Mauro Rozza aveva massacrato la moglie a coltellate, nel loro appartamento di via Boloma, a Milano, ed era stato assolto perchè «incapace di intendere e di volere». Unica pena, dieci anni di manicomio ridotti poi a cinque. Appena uscito dall’ospedale psichiatrico, Rozza ha però dimostrato che i suoi problemi mentali non gli impediscono di godersi la vita: si è dato alla pazza gioia, tra auto di lusso e vacanze da sogno, al punto di presentarsi sul web come «viaggiatore seriale».

Come finanziava il suo invidiabile tenore di vita? Semplice: con i soldi che la madre sottraeva a una anziana amica di famiglia, di cui si era riuscita a far nominare amministratrice di sostegno. Giorno dopo giorno, i conti e i beni della signora si erano svuotati, mentre Rozza, sua madre Antonia Meanti e il marito compravano case e azioni qua e là per l’Italia.

La brutta storia viene alla luce ieri, quando la procura della Repubblica annuncia che – grazie alle indagini della Guardia di finanza e del pm Cristiana Roveda – è scattato il sequestro di un milione e 372mila euro a carico di Rozza e famiglia, accusati di peculato, autoriciclaggio e frode informatica. Tra i beni confiscati, una Ferrari 480 Spider e settecentomila euro in contanti trovati in una cassetta di sicurezza.

La nuova inchiesta riporta inevitabilmente alla prima, tragica storia: a quel 17 aprile 2009 in cui gli agenti del commissariato di viale Monza si videro arrivare un uomo gonfio di muscoli e con un coltello in mano: «Ho appena ucciso mia moglie», disse. Era tutto vero.

Nell’appartamento di via Bolama c’era il corpo martoriato di una giovane donna. I medici legali nel corso dell’autopsia trovarono le tracce di settanta coltellate. L’assassino era Mauro Rozza: campione di bodybuilding, titolare negli Stati Uniti di una florido business di prodotti per culturisti e di personal training. Rozza e la moglie Maria Casamassima vivevano a Miami e tornavano a Milano solo per le vacanze di Pasqua.

[…] Al processo il pm […] chiese vent’anni di carcere per il bodybuilder. La Corte d’assise lo assolse, grazie alla perizia psichiatrica. Rozza, dissero i medici, era vittima di una forma di depressione causata anche dalla ossessione per la forma fisica. […] conto finale […] cinque anni di ospedale psichiatrico […] Sta di fatto che nel 2014 Rozza torna libero e vivace, pronto a godere i vantaggi del saccheggio sistematico cui sua madre si è dedicata dei conti di una amica di famiglia: Silvia C., 58 anni, vedova di un imprenditore, fragile al punto di essere dichiara totalmente inabile dal tribunale.

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