“Verifiche sui controlli? Non spettavano a me” Processo ponte Morandi, le indecenti risposte dell’ex ministro Del Rio chiamato a testimoniare

di Paolo Frosina per Il Fatto Quotidiano

“Io mi aspettavo che si mettessero in campo tutte le misure atte a garantire la sicurezza: le modalità non erano decise a livello politico. Le risorse per una vigilanza capillare non erano sufficienti, ma ero convinto che delle verifiche a campione venissero eseguite. Però era solo il mio pensiero, perché non rientrava nella mia competenza verificare che fossero effettivamente eseguite”. Lo ha detto il senatore del Pd Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2015 al 2018, sentito come testimone nel processo in corso a Genova per il disastro del ponte Morandi. L’ex capogruppo dem alla Camera è uno dei testi più prestigiosi chiamati a deporre dalla Procura, che l’aveva già ascoltato nel corso delle indagini a proposito dei controlli (o meglio, dei mancati controlli) svolti dall’ex Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie sul rispetto degli obblighi di manutenzione da parte di Autostrade per l’Italia, che ha in gestione il tratto crollato il 14 agosto 2018. I due direttori generali a capo della struttura sotto il mandato di Delrio, Mauro Coletta e Vincenzo Cinelli, sono tra i 59 imputati. “La sicurezza e la manutenzione sono state sempre obiettivi primari del ministero, come indicato anche dagli obiettivi strategici che negli anni in cui sono stato ministro ho predisposto”, ha rivendicato Delrio. Fuori dall’aule però il senatore è stato contestato da Giovanna Donato, ex moglie di Andrea Cerulli, una delle 43 vittime del crollo: “La priorità era la sicurezza? Peccato che è crollato proprio perché non è stata curata la sicurezza”.

Rispondendo alle domande dei pm Marco Airoldi e Walter Cotugno, il politico dem ha però in sostanza confermato che una vigilanza diretta da parte del ministero non esisteva, nemmeno sulle opere più a rischio: i controlli erano integralmente delegati a Spea, società controllata da Autostrade che operava in pieno conflitto d’interesse e spesso non condivideva nemmeno i risultati delle ispezioni. Nel suo controesame il difensore dell’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, Giovanni Accinni, l’ha chiamato “principio di affidamento“: “C’era un rapporto di fiducia tra i tecnici del ministero e quelli di Autostrade?”, ha chiesto. “Non è una valutazione che spetta a me, ma immagino di sì”, ha detto Delrio. “Ha evidenze sul fatto che il principio di affidamento fosse mai stato tradito?”. “No, se ne avessi avuto evidenza sarei intervenuto”, assicura l’ex ministro. Durante le repliche, però, il pm Cotugno ha contestato la legittimità di questo modus operandi: “Da qualche parte, nella concessione o in altre norme, trova scritto che il concedente deve fare affidamento sull’operato del concessionario?”. “No, direi di no”, ha ammesso Delrio. E poi, alla domanda se il concessionario avesse un interesse economico a realizzare le manutenzioni, ha ammesso: “Beh, no. Le manutenzioni costano“.

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