Il format clima è identico a quello pandemico: John F. Clauser, Premio Nobel per la Fisica 2022 si schiera insieme ad altri 1.500 scienziati contro le balle dei Gretini

Il format clima è identico a quello pandemico. E anche in questo caso, le evidenze sono usate in favore di una narrazione di emergenza. È manipolata anche l’asserzione che ci sia consenso unanime sulla “crisi climatica”: John F. Clauser (Premio Nobel per la Fisica 2022),  dalla stessa posizione di Giorgio Parisi (Nobel Fisica 2021), sul clima la pensa esattamente all’opposto. “La narrazione sul cambiamento climatico riflette una pericolosa corruzione della scienza che minaccia l’economia mondiale e il benessere di miliardi di persone.

La fuorviante ‘scienza del clima’ si è trasformata in una massiccia pseudoscienza giornalistica ad effetto choc.
A sua volta, la pseudoscienza è diventata un capro espiatorio per un’ampia varietà di altri mali non correlati. È stato promosso ed esteso da agenti di marketing aziendale, politici, giornalisti, agenzie governative e ambientalisti altrettanto fuorvianti. A mio parere, non esiste una vera crisi climatica. C’è, tuttavia, un problema molto reale nel fornire uno standard di vita dignitoso alla numerosa popolazione mondiale e una crisi energetica associata. Quest’ultimo viene inutilmente esacerbato da quella che, a mio avviso, è una scienza del clima errata”.

Anche i 1.500 scienziati ed esperti del think tank internazionale Clintel smentiscono categoricamente le teorie sull’emergenza clima, amplificate ogni giorno dai media.

Tra gli italiani il professore emerito Antonino Zichichi, l’ingegner Roberto Vacca, l’ex presidente della Società Europea di Fisica Renato Angelo Ricci, l’ex direttore dell’Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del CNR professor Franco Prodi – cui in questi giorni è stata affibbiata la surreale etichetta di “negazionista del clima” – il professor Alberto Prestininzi, l’ex viceministro Guido Possa, il professor Enzo Pennetta, l’accademico dei Lincei Giuliano Panza, il professor Aurelio Misiti, il presidente della Società Geologica Italiana Uberto Crescenti, il professore emerito Paolo Blasi e, non ultimo, il professor Franco Battaglia. All’estero, i nomi degli aderenti sono altrettanto autorevoli. Qualcuno vuol far credere che siano tutti “pericolosi negazionisti del clima”.

Uno di loro, l’ingegnere francese Christian Gérondeau, consulenti di diversi primi ministri francesi, vede le spinte sui cambiamenti climatici come espressioni di una setta: “Le teorie sull’emergenza climatica hanno successo perché hanno un substrato religioso. I rappresentanti di queste tesi sono come ayatollah, ed è questa la loro forza: sono convinti che salveranno l’umanità. Siamo tornati al Medioevo, quella del clima è ormai una religione ma, come tutte le guerre di religione, prima o poi finirà”.

Il problema è che la gestione globale dell’emergenza di turno è ancora una volta affidata a un ente sovranazionale. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) influenza le politiche climatiche come l’Oms quelle sanitarie, ma la sua è una storia di luci e ombre, gestite dall’ennesima élite tecnocratica.

I tre articoli (tra cui quello di apertura scritto a quattro mani con lo statistico Maurizio Rainisio), su La Verità di oggi.

Maddalena Loy

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