“Conte e Speranza, avete mentito sapendo di mentire”. Un’accoglienza rabbiosa a Brescia per l’ex premier e l’ex ministro della Salute. La pioggia battente non ha fermato un gruppo di rappresentanti delle famiglie che non hanno dimenticato la mala gestione dell’ emergenza Covid. Li hanno attesi con slogan, manifesti, palloncini, cartelloni, foto di familiari morti. “Le vittime delle mancate cure ed effetti avversi, strage di stato. Pretendiamo giustizia”. Infine il più esplicito: “In vigile attesa di vedervi in galera”. E’ il Giornale a informare del clima di rabbia che anima il presidio che da questa mattina presto si sta svolgendo davanti al tribunale di Brescia.
Al presidio mugugnano: “Conte è bravo a farsi il giro dell’Italia tra i suoi sostenitori del Movimento cinque stelle, venisse qui da noi”. Il presidio poi si è sciolto. Anche Speranza ha driblato i cronisti. Ma all’entrata principaleil suo avvocato, Guido Calvi, ha detto. “Risponderemo alle domande dei giudici, è sereno – ha ribadito – e non potrebbe essere diversamente”. Conte e Speranza dovranno rispondere della gestione pandemica nella prima ondata Covid 2020: con accuse anche di epidemia colposa, omicidio colposo, abuso e rifiuto d’atti d’ufficio,;falso ideologico e materiale, lesioni. Capi d’imputazione che condividono a vario titolo con il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana; l’allora assessore alla Sanità, Giulio Gallera, i membri del Comitato tecnico scientifico (Cts), gli ex vertici di protezione civile e sanità italiana, lombarda e bergamasca. Conte risponde in particolare della mancata istituzione della zona rossa nei due comuni di Alzano e Nembro. Ora il Tribunale dei Ministri dovrà innanzitutto dichiarare la propria competenza a giudicare tutti; oppure ri-trasferire nuovamente gli atti a Bergamo per la richiesta di rinvio a giudizio e udienze preliminari. Sara dunque solo il primo atto per scoprire se le indagini, durate tre anni su quello che è accaduto fra febbraio e marzo 2020 è davvero un lungo elenco di omissioni, sottovalutazioni; falsità incrociate e ritardi che comportano responsabilità penali; e che – se evitati – avrebbero salvato la vita a 4.148 persone nella provincia di Bergamo. Come emerso dalla relazione del superconsulente della Procura, il virologo e oggi senatore del Pd, Andrea Crisanti.