Pietro Orlandi ha incontrato Alessandro Diddi, il Promotore di Giustizia del Vaticano. Il colloquio è durato poco più di 8 ore. Dopo 40 anni dalla scomparsa della sorella Emanuela spera nella svolta. “Da tre anni chiedevo di essere ascoltato. Questo è un momento importante”, ha dichiarato.
Caso Orlandi, il fratello da Diddi
Pietro Orlandi chiede verità e non si arrende. È dal 22 giugno 1983 che non rivede sua sorella Emanuela. All’epoca lei aveva 15 anni e lui 27. Ieri è stato ascoltato da Alessandro Diddi, il Promotore di Giustizia dello Stato Vaticano, una figura assimilabile ad un procuratore della Repubblica italiano.
Diddi è stato nominato a settembre 2022 e ha deciso di riprendere i fascicoli prodotti negli ultimi 40 anni su quello che sarebbe diventato il “Caso Orlandi”. Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, aveva dichiarato che l’obiettivo del colloquio era quello di “rendere proprie dichiarazioni e offrire eventuali informazioni in suo possesso nell’ambito del fascicolo aperto dal promotore di Giustizia Vaticano a gennaio di quest’anno, a seguito di alcune recenti dichiarazioni sulla scomparsa della sorella”.
Il dialogo è durato più di 8 ore, era notte quando Pietro è uscito dall’edificio. Ha comunicato una lista di persone che, secondo lui, andrebbero sentite perché informate sui fatti: “Sono state verbalizzate tutte le mie dichiarazioni. Ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare anche di alti prelati come il cardinale Re che stava sempre a casa nostra e altri personaggi eccellenti”.
Il Cardinale Giovanni Battista Re è dal 18 gennaio 2020 decano del collegio cardinalizio.
Orlandi è soddisfatto e speranzoso: “Da tre anni chiedevo di essere ascoltato. Questo è un momento importante perché a qualcosa deve portare, dopo le mie dichiarazioni ci devono essere delle risposte”.
“Finalmente, dopo 40 anni – ha aggiunto -, ho potuto sfogarmi e ho trovato ampia disponibilità a fare chiarezza, a mettere un punto, qualunque sia la responsabilità. Mi hanno ascoltato e hanno accettato tutto quello che avevo da dire, sottolineando che auspicano la massima collaborazione con la Procura di Roma e le altre istituzioni italiane”.
“Sono sereno“, ha dichiarato. “Abbiamo parlato di tante cose, della famosa ‘trattativa Capaldo’, del trasferimento di Emanuela a Londra, di pedofilia, degli screenshot dei messaggi di cui siamo entrati in possesso”, ha concluso.
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