Meloni e Berlusconi ai ferri corti! Da Arcore era pronto un comunicato durissimo dopo le oscene parole del burattino di Kiev: il governo stava addirittura per saltare

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “la Stampa”

IL GOVERNO HA TRABALLATO PER UN ATTIMO: DOPO LE PAROLE DI ZELENSKY SU BERLUSCONI, IL CAV FURIOSO AVREBBE VOLUTO DIFFONDERE UNA NOTA DURISSIMA DI RISPOSTA – LA RABBIA DI ARCORE CONTRO GIORGIA MELONI “COLPEVOLE” DI NON AVER DIFESO NONNO SILVIO: “IO SONO GIORGIA”, OLTRE AD AVER TRADOTTO LA DOMANDA PIÙ INSIDIOSA CONTRO IL CAV, NON HA AFFATTO SMENTITO LE FRECCIATE DI ZELENSKY. IN PIU’, HA IRONIZZATO CON IL RIFERIMENTO AL “PRESIDENTE OPERAIO”, GRANDE CAVALLO DI BATTAGLIA DEL FU SIRE DI HARDCORE

Quando ascolta le frasi di Volodymyr Zelensky Silvio Berlusconi si infuria. E quando nota che accanto a lui c’è Giorgia Meloni si secca. Il primo l’ha offeso, persino nei suoi ricordi, la seconda non l’ha difeso. […] La prima reazione è netta: […] «Al contrario di quanto dice questo signore, io ho conosciuto l’orrore della guerra […] sono stato sfollato con la mia famiglia». E quindi «per questo sono preoccupato, chiedo che si smetta con la guerra e si lavori per la pace, il rischio dell’escalation nucleare è alto». Il giudizio su Zelensky, insomma, non è cambiato rispetto alle esternazioni di dieci giorni fa fuori dal seggio: «Sbaglia a non sedersi al tavolo della pace».

Chi lo ha sentito nella serata di ieri ha fatto fatica a contenerne l’ira e a stento i suoi lo hanno convinto a non scrivere i brutti pensieri in una nota ufficiale. Eppure Berlusconi è certo di interpretare una parte maggioritaria dell’opinione pubblica. La rabbia, insomma, è grande. Ma tra i forzisti ieri sera emergeva anche un sentimento di delusione verso l’atteggiamento della premier.

Meloni, oltre ad aver tradotto la domanda più insidiosa, non ha affatto smentito le frecciate del suo interlocutore e in un secondo momento si è limitata a ribadire la linea di sempre: gli alleati hanno votato tutto quello che si doveva votare e quindi fine della discussione. Nemmeno una parola, però, nota più di un berlusconiano, sulle intemerate di Zelensky verso quello che la stessa Meloni ha definito pochi giorni fa «il più grande ministro degli Esteri che l’Italia potesse avere». […]

Una linea rossa nella maggioranza c’è: l’invio di aerei da guerra. Mandare dei jet che, potenzialmente, potrebbero operare incursioni sul territorio nemico sarebbe un’altra cosa e lì i distinguo potrebbero non essere più soltanto retorici. La strategia del governo su questo punto non è chiarissima. Antonio Tajani in un’intervista a La Stampa ha definito «praticamente impossibile», il prestito dei caccia italiani a Kiev. Mentre il suo sottosegretario Edmondo Cirielli, di FdI, parlando con Il Messaggero, si è detto favorevole all’invio dei bombardieri italiani Fmx. Versioni discordanti che fanno aumentare le tensioni. Le frasi di Meloni non sembrano sciogliere i dubbi: «Al momento non c’è sul tavolo l’invio di caccia. Ma tutte le armi date a un Paese invaso sono difensive». […]

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