“Guarda che fai più schifo di Speranza” Solo un giornalista, dopo le sue indegne confessioni al giudice di Bergamo ha avuto le palle per chiamare Sileri col suo vero nome

Paragone sbotta: Sileri non diverso da Speranza, guardi il film sui danni da vaccino

di Gianluigi Paragone per Il Tempo

In queste ore stanno facendo clamore le affermazioni dell’ex sottosegretario alla salute Paolo Sileri contro i più stretti collaboratori dell’ex ministro Speranza. A onor del vero sapevo – perché il diretto interessato non ne faceva mistero quando mi parlava di incrociarlo in Senato – degli attriti tra lui e l’apparato del ministro: soffriva alcuni processi decisionali fatti senza il suo coinvolgimento e senza un confronto. Si sa che spesso nelle macchine ministeriali il titolare del dicastero non sopporti i propri vice o i propri sottosegretari, i quali sono scelti sulla base dei rapporti di forza parlamentare. Sileri avrebbe voluto fare il ministro e forse qualcuno glielo aveva persino promesso. È andata diversamente e oggi l’ex sottosegretario si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Da qui però a interpretare la parte della vittima ce ne passa. Bene aver fatto un po’ di luce sulle dinamiche interne all’entourage di Speranza ma nessuna aureola di santità. Tutte le volte che Sileri venne in aula e andava in televisione parlava la stessa lingua del ministro, senza mai mettere in discussione le decisioni del governo – anche quelle più radicali – di cui oggi sappiamo l’inefficacia. In rete i video di Sileri con le sue dichiarazioni sull’immunità vaccinale, smentite dai fatti, sono tornate in auge a conferma che tra lui e il ministro non c’erano grosse differenze: per lui chi poneva dubbi o chiedeva chiarimenti stava dalla parte opposta della scienza. Oggi sappiamo che i tecnici facevano quel che chiedevano i politici.

Poiché nel periodo più difficile ingaggiai con il sottosegretario diversi scontri sia in televisione sia in aula, oggi posso ribadire quel che dicevo allora: perché non si dimise se era in dissenso? È facile oggi puntare l’indice contro Tizio o Caio. Dalle mascherine alle campagne vaccinali, dal green pass al lockdown Sileri non era diverso da Speranza. Ha cambiato idea? Ha cose più importanti da affermare al di là del già visto regolamento di conti interno? Bene, allora gli offro una buona occasione per confrontarsi: venga a vedere con noi il film «Invisibili», realizzato da Paolo Cassina, in cui si raccontano le testimonianze di chi afferma di aver subito danni da vaccino. Non si tratta dei «no vax» contro cui anch’egli si scagliava; no, si tratta di persone che si erano fidate del governo e dello Stato e accettarono di farsi vaccinare.

Sileri ha voglia di visionare quel film? E di farlo con uno di quei suoi colleghi medici, da Frajese a Barbaro, che per aver sollevato dei dubbi e aver combattuto una battaglia contro decisioni che consideravano errate sono state esclusi e discriminati? Sileri accetta di ascoltare le voci di quei cittadini che oggi chiedono allo Stato di dare delle risposte? Se accettasse allora le sue parole sarebbero un contributo importante a capire meglio cosa accadde e quali errori furono commessi per perseguire finalità politiche più che scientifiche. Sileri, accetti il nostro invito? Oppure ancora una volta non è questo il momento per arrivare a far piena luce?

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