Caso Soumahoro, ecco dove è finita la valanga di milioni fatta sparire da moglie e suocera: con false fatturazioni tutto investito in Hotel di lusso in Ruanda

Estratto dell’articolo di Clemente Pistilli per “la Repubblica”

Migranti al freddo, senza cibo, luce e acqua mentre i milioni di euro che il ministero dell’Interno spendeva per loro finivano in Ruanda dove un cognato del deputato Aboubakar Soumahoro gestisce attività di ristorazione e safari.

Di più: bonifici verso l’estero fatti facendo transitare il denaro sui conti di un’associazione che si sarebbe dovuta occupare di donne vittime di torture e violenze, mentre non sarebbe stata altro che uno schermo utilizzato per evadere le tasse dalla cooperativa della moglie del parlamentare, Liliane Murekatete, della suocera, Maria Therese Mukamitsindo, e del cognato, Michel Rukundo.

È il quadro che emerge dall’ordinanza con cui il gip del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, ha vietato per un anno a Mukamitsindo, Murekatete e Rukundo di avere rapporti con la pubblica amministrazione e di gestire imprese, sequestrando loro anche circa 640mila euro.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, «seppure allo stato formalmente incensurati», i tre «hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale a gestione familiare protratto nel tempo». […] Diversi lavoratori si erano rivolti alla Uiltucs sostenendo di non ricevere lo stipendio da due anni. […]

Le Fiamme gialle, al culmine delle indagini sul filone relativo all’evasione fiscale, hanno notificato il provvedimento a Mukamitsindo, Murekatete e Rukundo. Ed è emerso che sono indagati anche Richard Mutangana, altro figlio di Mukamitsindo, e due collaboratrici: la camerunense Ghislaine Ada Ndongo e l’ugandese Christine Ndyanabo Koburangyira Kabukoma.

Secondo il sostituto procuratore Andrea D’Angeli, gli indagati avrebbero evaso per anni le imposte sui redditi e sul valore aggiunto, inserendo nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019 elementi passivi fittizi e costi inesistenti.

Lo avrebbero fatto utilizzando fatture relative a operazioni inesistenti emesse da Aid e dall’associazione di promozione sociale Jambo Africa, che facevano sempre riferimento a loro. E che non sarebbero stato altro che uno schermo. Il legale rappresentante della Jambo, che si sarebbe dovuta occupare delle vittime di violenza, del resto era Mutangana, e l’associazione aveva sede legale a Sezze (Latina), negli stessi locali della Karibu.

[…] per gli inquirenti quello messo a punto dagli indagati sarebbe stato «un collaudato sistema fraudolento». Utile a evadere e anche a «giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati». […] La Karibu si occupava dei centri di accoglienza straordinaria, di quelli per i richiedenti asilo e i rifugiati, dei servizi di accoglienza per minori e della rete antitratta. Attività che andrebbero rendicontate al centesimo, mentre le Fiamme gialle hanno riscontrato «prelevamenti in contanti, bonifici verso l’estero, una difficile rendicontazione delle erogazioni, una gestione contabile non trasparente e distrazioni di denaro per finalità estranee alla gestione dei progetti». […]

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