Nordio, lo schiaffone alla casta dei magistrati rossi dediti a girare ai giornali amici le intercettazioni di chi decidono di sputtanare prima ancora che inizino i processi

“Non è più ammissibile che le conversazioni finiscano sui giornali”. Iniziano così le comunicazioni di Carlo Nordio sulle linee programmatiche del suo dicastero, quello della Giustizia. Davanti alla commissione del Senato, il Guardasigilli precisa che “non sarà più tollerata la fuga di notizie in merito alle intercettazioni. Verranno avviate subito le ispezioni”. Citando l’articolo 15 della Costituzione, quello riguardante l’onore e la libertà della “comunicazione del cittadino”, Nordio ricorda che in Italia l’uso delle intercettazioni è “di gran lunga superiore alla media europea e alla media dei Paesi anglosassoni con costi elevati” ed esiti che “spesso non concludono nulla“. Insomma “non si è mai vista una condanna inflitta sulla sola base delle intercettazioni che sono ormai diventate strumento di prova”.

Per l’esponente di Fratelli d’Italia quello delle intercettazioni altro non è che “uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica”, una violazione “blasfema” della Costituzione. Da qui la promessa di intervenire proprio su quest’ultima nel caso ce ne fosse bisogno. Gli impegni infatti sono i seguenti: la riforma del Codice penale per adeguarlo al dettato costituzionale e una completa attuazione del Codice Vassalli, con una “riforma garantista e liberale” da realizzare anche con una “revisione della Costituzione”.

“Il nostro codice penale è del 1930, ma è stato modificato parzialmente. Al contrario, il codice di procedura penale è più recente, ma ha avuto parecchie modifiche. Questa contraddizione va risolta: il codice penale va riformato“. Oltre alle intercettazioni, punto di partenza per il Guardasigilli sarà la presunzione di innocenza che “continua a essere vulnerata in molti modi” con l’azione penale che è “diventata arbitraria e capricciosa”.

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