“Avercene a sinistra del calibro di questa Meloni” Concita De gregorio, l’editoriale su Repubblica che ha l’effetto di uno schiaffone contro l’intera feccia

Estratto dell’articolo di Concita De Gregorio per “la Repubblica”

Una fuoriclasse. Sgombriamo subito il campo dalle ideologie, dire bè sì però era un discorso di destra fa sorridere, non trovate? Che obiezione è? Vi aspettavate Dolores Ibarruri? Non vi ricordate di chi stiamo parlando, non sapevate che ha cominciato a quindici anni nel Fronte della Gioventù? Lei è di destra. Certo, che ha fatto un discorso di destra.

Impeccabile, tuttavia. Convinto, competente, appassionato, libero, sincero. Avercene, si dice a Roma: avercene a sinistra di presenze di questo calibro da opporre, eventualmente, alle sue ragioni con la forza della ragione. «È nata una leader », mi ha scritto un amico anziano e autorevole, uno non del suo mondo, mentre lei parlava tossendo e bevendo alla Camera. […]

Piccola inessenziale precisazione personale. Non sono d’accordo coi due terzi delle cose che ha detto, per quel niente che conta, ma l’ho ascoltata con grande attenzione. Per la prima volta da molti anni ho sentito – in un discorso di insediamento – l’eco di una storia personale appassionata e convinta e ho avuto voglia, avrei voglia, di discuterne. Non è questa forse la linfa della democrazia? Avere qualcuno con idee diverse dalle tue a cui opporre altre ragioni? […]

Il problema di Giorgia Meloni, il suo grandissimo problema, sono i suoi compagni di viaggio. Non è lei che spaventa, è il caravanserraglio di vecchie cariatidi che sono salite a bordo della sua scialuppa entusiaste di ritrovare una verginità grazie alla sua giovinezza. Credo che lo sappia bene anche lei, che tuttavia deve fare con chi ha. Anche a sinistra, del resto, il problema della “compagnia” è stato sempre un freno, un alibi, una valida scusa: si voleva fare, non si poté. […] Ecco: i suoi sono, lo dico con rispetto, una galleria di mostri. Non tutti, parecchi.

Lei rivendica di non essere ricattabile, ma molti di loro sì: lo sono e lo sono stati. La usano come scialuppa, come paravento. Sono, in molti, profittatori e portatori di opachi interessi personali. Tuttavia, una cosa c’è da dire: il maestoso potere del tempo è dalla sua parte. È una questione di anni, forse di mesi: la resa dei conti dentro Forza Italia si consumerà a breve, l’elettorato leghista dirà dove si sente più comodo, i vecchi fatalmente spariranno.

Qui interviene l’altro tema: se lei lo sappia o no, di essere “usata”. Io credo che lo sappia, e faccia buon viso perché altro non può fare, nell’attesa. Di più, se lei finga: se sia alla fine uguale a loro, solo molto più brava a comunicare – a fare il gioco delle tre carte. Una pericolosa affarista, un’antidemocratica travestita da ragazza di borgata. Rischio, ma non credo. Penso che sia una giovane donna di destra, convinta delle sue ragioni e abituata a fare da sola con la farina che ha. Una grandissima comunicatrice, un’equilibrista, una dissimulatrice: certo. Una che cambia pelle secondo necessità: sicuro.

Una politica, insomma. La sua campagna elettorale è stata la migliore di tutte, difatti ha vinto. Draghi l’ha capito bene. Non è questo che conta? Non è saper comunicare, la politica? Quando Meloni dice «sono pronta a fare quello che va fatto a costo di non essere compresa» parla per la prima volta da secoli di clima e non di meteo: dei prossimi dieci anni e non dei futuri dieci giorni. […]

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