“Non ci dormo la notte” Giorgia Meloni è davvero spaventata per l’apocalisse che sta per abbattersi sulle macerie della nostra misera nazione. Sa che non ci sono alternative: l’Italia si trova in un ‘cul de sac’ tra Nato e Russia

DAGOREPORT di dagospia,com

La Meloni è davvero spaventata. “Non ci dormo la notte”, ha sospirato. Ma il giorno è ancora più buio della notte. La poverina prende la testolina tra le mani e non fa che domandarsi: ma perché Salvini e Berlusconi hanno fatto ‘sto casino? Perché hanno fatto cadere il governo Draghi nel periodo più folle e minaccioso a partire dalla Seconda Guerra mondiale, alle prese con una guerra interminabile e con una crisi economica ed energetica da apocalisse, per non dire del Covid che potrebbe ricicciare di nuovo?

Caro Matteo, caro Silvio, ma non era mejo far concludere la legislatura e votare ad aprile 2023, con Draghi in sella a palazzo Chigi, che è di sicuro più autorevole di noi con Europa e Stati Uniti, costretto a sbrogliare la matassa de ‘sto casino globale? Cosa fatta, capo ha, dice il poeta. E allora non resta che appellarsi a SuperSergio.

Scrive Carlo Tarallo: “A quanto risulta alla “Verità”, Meloni ha già avuto qualche colloquio preliminare, in un contesto collaborativo, con il Quirinale”. Una chiacchierata telefonica che è stato definita “positiva”. Il Capo dello Stato ha precisato alla premier in pectore che vigilerà sui curriculum, sia dal punto di vista morale che penale, dei candidati ministri che verranno scodellati. Alert: la sola accortezza, quando si parla con la Mummia Sicula, è quella di non pronunciare mai il nome di Salvini.

La Meloni è davvero spaventata. Sulla crisi energetica Draghi le ha suggerito l’indirizzo di quel secchione in astinenza di visibilità che è Roberto Cingolani che le ha dipinto un bel quadretto rosa. Poi è arrivata la voce di Claudio Descalzi che ha rovesciato il quadretto di zucchero. A ruota, ecco un altro draghiano, Bebé Bernabé, ancor più pessimista del capo dell’Eni. A chi credere? Boh…

Sulla scrivania della Regina della Garbatella il foglio con la lista dei ministri è ancora bianco. Stretta tra la penuria di personalità di primo piano in Fratelli d’Italia e le proposte demenziali di Salvini e Berlusconi, che non le hanno ancora perdonato di averli battuti nelle urne, tant’è che agiscono, soprattutto Salvini e i suoi, come se fossero loro i vincitori del 25 settembre.  (Il Capitone, comunque, non sbaglia di tanto quando afferma agli amici di essere l’obiettivo di un complotto internazionale…).

Esaurito il toto-nomi sui possibili ministri dell’eventuale governo Meloni (l’ultima parola spetta a Mattarella), abbandoniamoci al piacere di indovinare le personalità che non entreranno nella lista che la Ducetta porterà con sé al Quirinale.

Numero uno: Licia Ronzulli. La Meloni non stima (eufemismo) la rasputin in gonnella di Berlusconi, quindi è improbabile il dicastero della Sanità o dell’Istruzione, chiesti via Tajani prima e Berlusconi poi). L’ex infermiera si dovrà accontentare di un dicastero “leggero” o della carica di vice-ministro.

Non si parla di ministeri per Ignazio La Russa, per il cognato Lollobrigida e per Daniela Santadeché (Giorgia è irritatissima della sua intervista contro l’amata Mestizia Moratti). Poi salgono alti i dubbi sui nomi di Adolfo Urso e l’ex ambasciatore Terzi di Sant’Agata. Non buoni i rapporti con Fabio Rampelli, che è ancora incazzato con la famiglia Lollobrigida (lui e la sorella laziale di Giorgia) per la sciagurata scelta del radiocronista laziale Michetti per il Campidoglio.

Altro bubbone: di fronte a una proposta di un dicastero (Difesa) o del ruolo importantissimo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si deciderà una volta per tutte Guido Crosetto a chiudere le sue società di lobbista e la presidenza dell’Aiad?

Ancora mal di pancia: la scelta dei candidati alla Regione Lazio e alla Regione Lombardia (Salvini non riesce a sciogliere il nodo Moratti), in agenda a marzo 2023. Ecco perché la Meloni è davvero spaventata.

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