“Mi dimetto” Draghi sta cadendo a pezzi, l’intervento disperato di Mattarella e il ricatto della Megera di Bruxelles

Italian Prime Minister Mario Draghi (R) and President of European Commission Ursula von der Leyen during their meeting at Cinecitta’ studios in Rome, Italy, 22 June 2021. ANSA/ETTORE FERRARI/POOL

Il governo sta cadendo a pezzi, questo è ormai evidente anche ai non addetti ai lavori. Draghi, dopo una telefonata con Ursula von der Leyen, stando a un retroscena di Dagospia, ha subito chiamato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cosa si sono detti? Scrive Dagospia parafrasando il contenuto della telefonata: “Con l’Unione Europea, una tale figuraccia non me la posso permettere. Posso mediare – ha continuato il premier – ma sulle riforme non rinuncio alle promesse che ho fatto: in caso di bocciatura, sono pronto a rassegnare le dimissioni”. Il Colle ha ascoltato l’aut-aut del capo del governo e quindi ha preso atto del lungo e duro testo inviato dalla Commissione europea.

Cosa chiede l’Europa? “In primis, l’Italia deve attuare le quattro riforme previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e quindi fisco, catasto, lavoro e concorrenza. Secondo: l’Italia deve anche tagliare la spesa, già nel 2023, e avviare la riduzione del debito e del deficit in modo graduale e credibile. Raccomandazioni (eufemismo) che, al momento, non si tradurranno in procedura d’infrazione per il deficit eccessivo perché l’esecutivo di Bruxelles ha sospeso le procedure. ‘Ma una nuova valutazione sarà fatta nell’autunno 2022′”. Il commissario europeo all’economia, l’italiano Gentiloni, è sotto attacco dei tedeschi e dei nordici non riesce più a mediare. In ballo non ci sono solo i 46 miliardi di euro che Bruxelles ci bonificherà tra giugno e dicembre a patto che le riforme abbiano preso forma, ma soprattutto la sopravvivenza dell’esecutivo Draghi.

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In queste ore il marasma politico sta infatti toccando il suo climax: “A partire dalle barricate di Lega e Forza Italia sulle concessioni balneari, uno dei grandi capitoli della riforma della concorrenza di cui alla gente non frega un cazzo. Sempre Salvini, ma in duplex con Renzi, si pone poi come ultimo ostacolo per la riforma della giustizia, in ballo il Csm. Ancora: sono 9 mesi che va avanti il confronto tra Draghi e la sua maggioranza parlamentare sul codice degli appalti. Infine, il fisco: Bruxelles ci chiede di ‘allineare i valori catastali ai valori di mercato’, e qui serve il via libera di Pd e M5s. 

Un disfacimento politico che nei prossimi giorni si avvicinerà all’abisso”. Restano a questo punto poche ore per trovare un accordo, altrimenti il governo porrà la fiducia sul disegno di legge concorrenza, ma quello prima delle correzioni apportate dai partiti. E qui può accadere di tutto.

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  1. Si diciamo che adesso dobbiamo pagare il pizzo allo stato per ogni immobile posseduto, con la riforma del catasto saremo tutti espropriati degli immobili perchè saranno cifre improponibili. Poi la famosa concorrenza sulle concessioni demaniali è un’altro modo per cedere territorio italiano alle multinazionali. Tagliamo ancora le spese pubbliche cosi’ anche le infrastrutture statali andranno in malora, la sanità e la scuola saranno solo in mano ai privati, ovvero a multinazionali. Il governo deve cadere e non approvare nulla del pnrr così quelle sanguisuga dell’Europa si cercano un’altra nazione da prosciugare. E DOBBIAMO uscire dall’europa.

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