“Dobbiamo ammettere che Putin li ha stesi tutti” il commento a caldo dell’analista di Milano Finanza

LA RUSSIA TORNA AGLI ACCORDI DI BRETTON WOODS. UNA MANNA PER IL RUBLO.
Il Paese è il terzo estrattore al mondo di oro e il quinto detentore di riserve, custodite entro i confini e non raggiungibili dalle sanzioni. La Banca centrale sta rastrellando a sconto tutto il metallo giallo presente negli istituti del Paese usandolo come collaterale del rublo, avverte Cesarano (Intermonte) | Il rublo torna al suo valore pre-bellico, che smacco per l’Occidente.

Nel New World Order, il nuovo ordine mondiale che sta emergendo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, c’è un pezzo di storia passata che può spiegare oggi perché il rublo, che a febbraio si era quasi dimezzato rispetto al dollaro, sta risalendo ai livelli pre-guerra. Oggi, infatti, il biglietto verde scambia a 82 sul rublo, lontano dal picco di 130 di fine febbraio e sempre più vicino a quota 72, dove si trovava lo scorso novembre. Per quale ragione la valuta russa ha recuperato terreno così velocemente nonostante il fatto che Italia e Germania abbiano confermato che pagheranno il gas russo in euro e nonostante le sanzioni?
Per capire la situazione, è utile tornare indietro agli accordi di Bretton Woods, siglati nel 1944, rimasti in vigore fino al 1971. Questi ultimi determinarono un sistema di regolazione dei cambi internazionali in base ai quali il dollaro, valutato 35 dollari l’oncia, era l’unica divisa convertibile in oro e divenne quindi il punto di riferimento per gli scambi. Nel dicembre del 1971 lo Smithsonian Agreement mise fine agli accordi di Bretton Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Questo perché la guerra del Vietnam era costata agli Usa 12mila tonnellate d’oro, mettendo a rischio le riserve del Paese. Il presidente Richard Nixon decise quindi di uscire dalla morsa, cancellando la convertibilità del dollaro in oro. E infatti nel febbraio del 1973 ogni legame tra dollaro e monete estere venne definitivamente reciso e lo standard aureo fu quindi sostituito dal sistema di cambi flessibili.

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L’invasione dell’Ucraina ha però cambiato la geopolitica mettendo a confronto l’Occidente, composto da Usa, Ue, Uk, Canada, Australia, Giappone, Svizzera, con l’Oriente, quindi Russia, Cina, India, Iran, Siria, Brasile e i Paesi dell’Opec. Questi ultimi non hanno aderito alle sanzioni e mantengono rapporti commerciali con Mosca. Il Cremlino, dal canto suo, “sta cercando di collateralizzare il rublo con l’oro”, spiega a milanofinanza.it Antonio Cesarano, strategist di Intermonte. L’esperto ricorda che “la Russia è il terzo estrattore al mondo di metallo giallo e il quinto detentore di riserve auree con circa 140 miliardi di dollari (il dato è di giugno 2021, ndr) che si trovano fisicamente in Russia” e quindi non raggiungibili dalle sanzioni.
L’operazione è stata avviata dalla Banca centrale di Mosca che sta rilevando, a un prezzo fisso fino a giugno, “tutte le riserve presenti negli istituti del Paese, una sorta di esproprio travestito, pagando l’oro 5.000 rubli al grammo, che corrisponde attorno a 50 dollari, quando il mercato internazionale oggi lo valuta 63 dollari”, prosegue Cesarano. Per quale ragione? Secondo lo strategist, perché il governo si starebbe preparando a creare uno standard fisso rublo-oro come avveniva con gli accordi di Bretton Woods, ma avendo allora come riferimento il dollaro. Inoltre, dal primo marzo i cittadini russi possono acquistare oro senza pagare l’Iva del 20%.
“Il fatto che la Russia sia un Paese ricco di materie prime, non solo di metallo giallo, aiuterà in questo senso”, riprende Cesarano. Ieri la Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha proposto al Cremlino di farsi pagare in rubli tutte le commodities che vengono esportate. Nel frattempo, la Russia starebbe cercando di vendere carichi di petrolio via nave all’India, scrive Bloomberg, con uno sconto di 35 dollari sui valori pre-guerra, “quindi attorno a 50 dollari in meno rispetto ai valori attuali scambiati a livello internazionale”, calcola Cesarano. Questa mattina il Brent perde oltre il 5% a 101,5 dollari il barile dopo che è emersa la notizia di un piano dell’amministrazione Biden per immettere sul mercato le riserve strategiche per un milione di barili al giorno, la maggiore operazione degli ultimi 50 anni che ha come obiettivo quello di calmierare il greggio cercando di portarlo sotto la soglia dei 100 dollari al barile. (Da MILANO FINANZA)

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3 comments
  1. L’oro è molto romantico ha sempre affascinato l’umanità… peccato però che il valore di una moneta non dipenda dal collaterale in oro
    e quando fu introdotto il gold standard, fu una catastrofe, per quale ragione Putin dovrebbe ripetere l’errore(?)
    Questi “gold bugs” non vogliono accettare che il rublo abbia recuperato il suo valore, perchè è richiesto come valuta e perchè dietro, c’è un popolo che produce, esporta e ci sono riserve di beni naturali… è il sistema-nazione, le sue industrie il complesso dei suoi beni…che da il valore della sua moneta, non certo qualche tonnellata d’oro.
    Queste sono le parole di Putin:
    “È abbastanza chiaro che non ha senso per noi fornire le nostre merci all’Unione Europea, agli Stati Uniti e ricevere pagamenti in dollari, euro, altre valute”

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