Carburanti, non illudetevi: i lievi ribassi del prezzo alla pompa non dureranno a lungo e in alcuni casi stanno già risalendo

Luca Cifoni per “il Messaggero”

IL MESSAGGERO

Ancora tempi incerti per gli automobilisti. Il ribasso delle accise scattato martedì mattina (circa 30 centesimi considerando anche la minore Iva sulle accise stesse) si è sostanzialmente scaricato sui prezzi, facendoli scendere intorno a 1,8 euro al litro sia per la benzina che per il diesel, in modalità self service.

Ma si tratta di un equilibrio precario, tra le tensioni che permangono sui prezzi internazionali del petrolio, e la durata dell’intervento governativo, per ora fissata a 30 giorni e destinata dunque a durare fino al 21 aprile.

L’ANOMALIA

La prima anomalia che resta è il sostanziale allineamento tra il prezzo della benzina e quello del diesel. Fatto inedito nel nostro Paese, dove la tassazione è storicamente più favorevole al gasolio.

Ma le strozzature lungo la filiera della raffinazione e lo stesso impatto diretto della guerra (che assorbe grandi quantità di gasolio) in queste settimane hanno spinto verso l’alto i prezzi internazionali, annullando così il vantaggio fiscale. Quanto durerà l’effetto del provvedimento del governo?

Già nella giornata di mercoledì negli impianti Eni il prezzo raccomandato è cresciuto di sei centesimi. Uno scatto che però non ha avuto seguito immediato presso le altre compagnie. Ieri, anche a causa di un attacco missilistico a un impianto saudita, il prezzo del petrolio ha ripreso a salire, portandosi vicino ai 113 dollari al barile (per quanto riguarda il Wti) e in vista dei 120 per il Brent.

Se questa tendenza durerà nei prossimi giorni, chiaramente avrà un impatto sui prezzi al dettaglio dei carburanti. Un altro fattore di incertezza è legato all’insoddisfazione dei gestori, che lamentano l’assenza nel decreto del governo di un meccanismo di compensazione per i quantitativi già pagati ad accisa piena.

CARO BENZINA

In prospettiva poi saranno importanti anche gli orientamenti del governo: in astratto, qualunque sia il livello dei prezzi intorno al 20 aprile, il ritorno puro e semplice al precedente livello delle accise provocherebbe un aumento secco di 30 centesimi, difficile da digerire per gli automobilisti ma anche per le imprese per le quali il carburante è un costo di produzione.

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Per confermare almeno una parte dello sconto l’esecutivo ha a disposizione lo strumento del decreto ministeriale, attivabile senza bisogno di una legge vera e propria soprattutto se i prezzi resteranno alte: l’ulteriore calo delle accise verrebbe finanziato con i maggiori introiti Iva.

Nella riduzione scattata martedì però questa componente vale solo 10 centesimi, circa un terzo del totale, mentre la restante parte è stata finanziata nel decreto legge con il ricorso alla tassazione degli extra-profitti delle società energetiche. Dunque per mettere in campo interventi significativi serviranno adeguate disponibilità di bilancio.

Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia restano molto prudenti sull’eventualità di un nuovo scostamento di bilancio, ovvero di un maggior ricorso all’indebitamento rispetto agli obiettivi già stabiliti in precedenza. Questa valutazione sarà fatta il prossimo mese, dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza.

Sulla necessità di un atteggiamento di finanza pubblica cauto è tornato proprio ieri il titolare dell’Economia Daniele Franco. «L’anno scorso abbiamo ridotto di 5 punti il debito pubblico passando da 155 a 150%, con una netta inversione di tendenza» ha detto il ministro, aggiungendo che è necessario restare «su un sentiero di riduzione».

Per conseguire l’obiettivo «serviranno crescita economica e un buon avanzo primario, il che richiede cautela negli aumenti strutturali dell’indebitamento netto». Nel decreto energia sono state stanziate risorse per 2,7 miliardi destinate proprio alla riduzione delle accise e al sostegno alle imprese maggiormente colpite dal caro-energia, le quali potranno disporre di un credito d’imposta a fronte di una parte dei maggiori costi sostenuti. Agli autotrasportatori sono invece riservati 560 milioni.

Risorse che si aggiungono ai 16 miliardi già resi disponibili con precedenti provvedimenti. Complessivamente quindi i vari interventi messi in campo per contrastare il caro energia assommano a 19 miliardi, di cui circa 14 sono relativi ai primi due trimestri dell’anno. Non sarà facile proseguire con un impegno finanziario di questa portata se le tensioni sui prezzi dovessero restare alte nella seconda metà del 2022.

IL BENEFICIO

Intanto un beneficio più sostanziale è quello che potranno sperimentare a partire dal prossimo primo aprile gli automobilisti del Friuli-Venezia Giulia; da quella data infatti lo sconto deliberato a livello regionale si applicherà a quello nazionale, portando l’effetto totale sul prezzo a circa 60 centesimi per la benzina e a 50 per il gasolio.

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1 comment
  1. come prima cosa va detto che indicativamente 2/3 del prezzo finale al lt. é composto da iva e accise, soldi che vanno allo Stato – pertanto il governo poteva fare di meglio..

    lo sconto Nazionale in quanto a termine é una presa per i fondelli, come del resto lo sconto carburanti in Friuli

    applicato lo sconto Regionale infatti il risultato é pari ai distributori del confinante Veneto dove non vi sono agevolazioni

    in sostanza i prezzi alla pompa in Fvg vengono gonfiati e poi scontati di alcuni centesimi, obiettivamente non merita l’investimento per il rilascio della tessera Regionale

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