di Carlo Nicolato per Libero
Lo hanno definito il Tonino Di Pietro di Bruxelles, il magistrato che vorrebbe rivoltare il Parlamento europeo come un calzino. Per le sue dichiarazioni senza compromessi, come quella secondo cui il Belgio è un Paese intrinsecamente corrotto e i politici o non lo capiscono o sono corrotti anche loro, «un’ipotesi che non trascurerei». E lo stesso potrebbe dire, ne è intimamente convinto, delle istituzioni europee che sono il simbolo di quella «democrazia per me fottuta», come ha solo qualche giorno fa dichiarato alla stampa del suo Paese.
Eppure in quest’ultima stanca definizione di vecchio combattente della giustizia si intravede un che di letterario, una sfiducia nell’istituzione in sé, non tanto negli uomini che la rappresentano che sono comunque destinati a fallire. Sembra un po’ di sentire le parole scoraggiate di un Maigret imbustato nel suo caldo cappotto, nascosto in un cappello di feltro e nel fumo della sua pipa. Sono espressioni che Michel Claise, magistrato esperto di scandali finanziari sì, ma anche giallista a tempo perso ma di un certo successo, ha studiato, detto e interpretato, come i suoi personaggi.
Dopo gli studi inizia la sua attività di avvocato e poi giudice istruttore, sono anni che lo segnano anche umanamente e lo portano ad avere una visione oltremodo pessimistica: «Viviamo in un periodo in cui l’economia è completamente penetrata dal denaro sporco» ha detto recentemente Claise, «centinaia di miliardi all’anno distribuiti in Europa. A ciò si aggiungono contraffazioni, truffe, ecc.». E tra i corruttori non c’è solo il Qatar, sostiene, ma anche e soprattutto la Cina. Contro tutti questi «siamo costretti a combattere con le balestre mentre i nostri avversari sono criminali che corrono a 200 all’ora».
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