Mentre ci distraggono con le guerre, a Bruxelles ci stanno rifilando uno strumento del demonio. La nuova follia dell’Europa apre scenari da incubo: “Saremo tutti schedati”

Sarà il “Green pass dei soldi”, facciamo nostra questa definizione del giornalista Francesco Borgonovo e torniamo sul futuro Portafoglio d’Identità Digitale Europeo, che si avvia alla fase finale del progetto. Lo scorso mercoledì 8 novembre, infatti, è stato diramato dalla Commissione europea il comunicato ufficiale che dava conto della approvazione del Parlamento europeo del Consiglio europeo lo hanno approvato e, ora, manca solo la definitiva conferma in seduta plenaria. L’EuDi Wallet, acronimo di European Digital Identity Wallet, una sorta di Spid della Unione europea per intenderci, traccerà la nostra vita e comporterà tutta una serie di rischi che non possono essere taciuti. Anzitutto, appare a noi piuttosto inquietante il fatto che con un solo clic, ad esempio, da remoto si potranno monitorare tutte le nostre attività: un modello pervasivo in stile cinese. Il che ci porta al quesito fatale: cosa potrebbe accadere se lo si usasse per silenziare i dissidenti e per bloccarne pagamenti e vita sociale?

Tutti i rischi

Identificazione, sorveglianza e persecuzione: questi i rischi più evidenti e plausibili. Non siamo paranoici, e neppure “complottisti”, ma realisti: se il modello di riferimento per l’architettura di questo nuovo strumento, ovvero il Green pass, di fatto ha comportato la discriminazione legalizzata di chi non ne fosse in possesso, perché da qui al 2030 – la data limite entro cui tutti almeno l’80% dei cittadini europei dovrebbero essere titolari di una identità e di un portafoglio digitale – la situazione dovrebbe risultare differente? Una schedatura di massa, potremmo dire, quella ni preparazione. Inoltre, i risvolti pratici, in definitva, non ci paiono poi così urgenti da sacrificare una legittima istanza alla privacy. L’idea è di sostituire l’uso della carta d’identità e la firma elettronica con valore legale, conservando e gestendo non solo i dati relativi alla propria identità e i documenti ufficiali in formato elettronico. Il portafoglio sarebbe un mezzo di identificazione elettronica a sé stante, e conterrebbe tutti i nostri dati sensibili (a portata di hacker, aggiungiamo noi), dalle informazioni generali alle prescrizioni mediche, sino ai titoli di studio, oltre alle nostre disponibilità economiche, sicché potrà autorizzare tutti i pagamenti della vita quotidiana attraverso lo smartphone.

A cosa servirà, in teoria

L’obiettivo è quello di creare uno strumento europeo di identità digitale armonizzato. Ad esempio, lo Spid italiano e gli strumenti analoghi degli altri Paesi europei confluirebbero nella nostra identità digitale. L’Identità digitale europea potrà essere utilizzata, tra le altre cose, per usufruire di servizi pubblici, aprire un conto in banca, presentare la dichiarazione dei redditi, iscriversi a un’università su tutto il territorio dell’Unione, noleggiare un’auto mostrando la patente digitale, fare il check-in in albergo. Apriamo una breve parentesi per sottolineare che le persone anziane o meno avvezze alla tecnologia riscontrerebbero ovvie difficoltà nell’utilizzo di un simile strumento. La Verità pone altri inquietanti interrogativi. Ad esempio, fermo restando che alcune zone più impervie, in Italia e negli altri Paesi dell’Unione europea, non hanno copertura telematica e riscontrano difficoltà di connessione, ogni nostra attività verrebbe così monitorata “dall’alto”. Al confronto la famigerata Tessera verde, che ha fatto da apripista, ci sembra uno strumento pressoché innocuo.

Il progetto parallelo: l’euro digitale

Non possiamo concludere prima di aver sottolineato la coincidenza temporale, quasi un “abbinamento”, con un altro progetto parallelo, visionario quanto potenzialmente pericoloso, ossia quello del cosiddetto euro digitale. Dovrebbe trattarsi di una moneta che affiancherebbe il contante senza sostituirlo, o quantomeno è quel che ci dicono, e che potrebbe essere utilizzata ovunque nella zona euro. Ed emerge nitido il solito rischio del controllo dall’alto: ogni pagamento sarà tracciabile. Naturalmente, il commerciante sarà obbligato ad accettare tale forma di pagamento. Ciò, ad ogni modo, non dovrebbe avvenire prima del 2028, secondo quanto filtra da Bruxelles e Francoforte.

di Giorgio Bianchi da Telegram

 “Questi non sono errori. Questa gente sono dei propagandisti che lavorano per conto del complesso militare industriale della NATO. La NATO ha preso il controllo del nostro paese come denota la cessione della rete fissa italiana al colosso KKR statunitense, no, quella è una rete strategica. Questa è la svendta del paese, è consegnare come ha detto benissimo Stefania Maurizi su Twitter – X come si chiama oggi – le chiavi di casa, della nostra sovranità agli statunitensi, alla NATO. 

E la sovranara de noantri è stata lei insieme all’uomo della NATO Giorgetti a consegnare le chiavi di casa del nostro paese ad un Colosso straniero. 

Sulla rete fissa passano tutte le nostre comunicazioni. Quando ci sarà – non se ci sarà quando ci sarà – una valuta digitale, passeranno tutte le informazioni inerenti ai patrimoni degli italiani, ci passano le informazioni militari. Consegnare la rete fissa telefonica a un paese straniero è da considerare alto tradimento.

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  1. Anche loro sono schedati , e senza scampo, tra non molto lo vedranno e sentiranno sulla loro pelle, alla Potenza di Dio non potranno sfuggire.

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