Pensioni, la retromarcia di Giorgia meloni sul taglio previsto a sanitari e dipendenti pubblici: gli angeli del coviddi fanno i capricci

Palazzo Chigi è in fermento a causa del dibattito in corso sulla legge finanziaria, con una correzione precisa che emerge: il taglio alle pensioni dei medici è stato un errore di valutazione. L’atto di pentimento si manifesta attraverso la consapevolezza di aver stretto troppo la morsa sui camici bianchi, un gruppo particolarmente sensibile nell’immaginario collettivo italiano, soprattutto dopo l’eroica lotta durante la pandemia.

I sanitari protestano, preoccupa il taglio alle aliquote di rendimento

La preoccupazione cresce anche a causa delle proteste che si stanno formando al di fuori del Palazzo. Le categorie dei sanitari sono in fermento, e non basta l’intervento rassicurante del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che promette di rivedere la norma. L’annunciato taglio alle aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995 riguarderà 3.800 medici, portando il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed a confermare uno sciopero fissato per il 5 dicembre.

La paura di una massiccia fuga dagli ospedali sta spingendo il governo a una correzione immediata. Tuttavia, la complessità risiede nella ricerca di coperture per questa correzione. L’operazione potrebbe non portare a una soluzione immediata, e la preoccupazione è aumentata ulteriormente poiché un intervento parziale potrebbe escludere gli altri 27.700 dipendenti pubblici interessati dai tagli. Questo rischio di discriminazione ha portato il governo a valutare possibili soluzioni che possano coprire in maniera più completa tutti i dipendenti pubblici coinvolti.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha parlato di “possibili soluzioni nell’ottica di un intervento complessivo”. Questo suggerisce la volontà di evitare discriminazioni e di lavorare verso una soluzione che possa essere equa per tutti i dipendenti pubblici coinvolti nei tagli alle pensioni.

Il dibattito in corso segna una svolta nella narrazione della manovra finanziaria, precedentemente considerata come un segnale di responsabilità verso l’Europa e i mercati. Tuttavia, la protesta popolare e l’insorgere delle forze politiche, in particolare della Lega, stanno mettendo a dura prova la tenuta della manovra. Giorgia Meloni deve ora confrontarsi con il crescente sostegno alla battaglia della Lega per un intervento più ampio a tutela di tutti i dipendenti pubblici coinvolti nei tagli alle pensioni. La premier, dall’altra parte, è costretta a riconsiderare la misura, poiché l’impopolarità della stessa potrebbe portare a rischi di incostituzionalità, risultando un boomerang ancora più impopolare per il governo.

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