Maria Zacharova battezza Giorgia meloni come merita, dopo le sue indegne parole, durante lo scherzo, sul nazista Bandera, sterminatore di ebrei diventato idolo dal giorno dell’inizio della guerra in Ucraina

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “La Stampa”

E immancabile, quasi a dimostrare il carattere di “operazione” della strana telefonata dei due “comici” russi a Giorgia Meloni, interviene anche Maria Zacharova, la portavoce del ministro degli esteri russo Sergey Lavrov. Il suo post viene questa mattina rilanciato dall’ambasciata russa a Roma, ambasciata che – elogiata proprio ieri da papa Francesco – non sembra molto amichevole con il democratico stato italiano.

Il ragionamento di Zacharova è semplice, per quanto sfacciatamente forzato: Meloni – ha detto la portavoce russa – ha legittimato l’elogio di Bandera da parte degli ucraini, è come se noi russi «eroizzassimo» i fascisti italiani e Starace. Ovviamente è una sistematica manipolazione delle parole della premier – che restano piuttosto sobrie per quanto espresse in una telefonata imboscata che mai avrebbe dovuto avere luogo – ma vale la pena raccontarle per capire quanto al Cremlino stia ormai sul groppone la presidente del Consiglio italiana, e quanto tutto sia stato studiato con il coinvolgimento sostanziale della propaganda di stato russa e degli apparati.

Dunque, dice Zacharova, «recentemente, il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha dichiarato ai comici russi Vovan e Lex in una “intervista” (pubblicata oggi) che il regime di Kiev “ha il diritto” di glorificare Bandera e Shukhevych: “Penso che stiano facendo quello che dovrebbero fare, e è giusto che stiamo cercando di aiutarli”». Non è esattamente ciò che dice Meloni, comuque sia Zacharova ne trae questa conclusione: «O questo è il problema perenne dei politici occidentali moderni – cattiva educazione – o il nazionalismo.  […]

Zacharova passa dal sarcasmo all’invettiva, il tutto rilanciato dai canali ufficiali dell’ambasciata russa in Italia. «Mi rendo conto che lei è molto impegnata in questioni molto importanti e difficilmente riesce a trovare il tempo per i libri. Ma potete certamente dedicare un’ora e mezza a un film. “Der Fall Collini” (Il caso Collini) è un film tedesco con attori italiani. Nessuno vi accuserà di essere appassionati di propaganda del Cremlino. Forse capirete qualcosa».

Si tratta, vale la pena spiegarlo, di un film tedesco del 2019 che racconta una storia basata sul romanzo omonimo di Ferdinand von Schirach, nel quale un operaio italiano (interpretato al cinema da Franco Nero) ammazza con quattro colpi di pistola un 85enne industriale tedesco. Per ragioni misteriose, in modo assai cruento.

Deve affrontare una difesa processuale ardua, dalla quale riuscirà a essere assolto, pur senza rivelare le ragioni profonde dell’atto, che hanno a che fare con il nazismo della vittima, e l’eredità del nazismo in Europa. Dal quale, sembra potersi ricavare dal libro, si può uscire solo vendicandosi. […]

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