Ursula e Meloni insultate dai residenti di Lampedusa! Bloccato il convoglio di autoblu, la Ducetta costretta a scendere e sparare le solite trite idiozie!

LAMPEDUSANI BLOCCANO IL CONVOGLIO DI MELONI E VON DER LEYEN

(ANSA)  – Il programma della visita a Lampedusa della premier Giorgia Meloni e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stato intralciato dalla protesta di alcune decine di cittadini dell’isola che hanno sbarrato la strada al convoglio di auto nel tragitto dall’aeroporto all’hotspot per i migranti.

A quanto si apprende, non sono mancati momenti di tensione con i manifestanti che hanno preteso di poter parlare con la presidente del Consiglio, altrimenti non avrebbero sgomberato la carreggiata. Uno di loro guidava la protesta parlando a un microfono.

3-MELONI AI LAMPEDUSANI, STIAMO FACENDO IL POSSIBILE

(ANSA) – “Stiamo facendo il possibile”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha cercato di rassicurare un gruppo di cittadini di Lampedusa che hanno sbarrato la strada al convoglio di auto con a bordo anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nel tragitto dall’aeroporto all’hotspot.

4-MELONI AI LAMPEDUSANI, IO CI METTO LA FACCIA

(ANSA) – “Come sempre io ci metto la faccia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha cercato di rassicurare un gruppo di cittadini di Lampedusa che hanno sbarrato la strada al convoglio con a bordo anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nel tragitto dall’aeroporto all’hotspot. Le decine di manifestanti minacciavano di non liberare la carreggiata senza un colloquio con le autorità. Sono scesi dalle auto anche von der Leyen e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Dopo qualche momento di tensione e il colloquio, i cittadini hanno ringraziato le autorità e sgomberato la strada. (ANSA).

LA RABBIA DI LAMPEDUSA

Estratto dell’articolo di Alessia Candito per la repubblica.it

«Sai chi c’era al governo nel 2011? Gli stessi di adesso. Allora c’era Maroni al Viminale, oggi Piantedosi. Si è voluta creare un’emergenza ora, come allora ». Occhiali scuri, polo bianca, Davide Masia non è passibile di simpatie di sinistra. Da presidente del consiglio comunale di Lampedusa fino a un paio di anni fa tuonava contro le “ong taxi del mare”, oggi si presenta come «uomo di centrodestra ed ex leghista deluso».

Quando il tramonto arrossa l’orizzonte dell’isola, è una delle 600 persone — quasi il 10% della popolazione — che presidiano il molo commerciale.

A ingrossare le fila ci sono turisti e giornalisti, ma i residenti sono comunque in buon numero.

C’è il consiglio comunale al completo e il vicesindaco leghista Attilio Lucia — fascia tricolore sulla polo — che in assenza del primo cittadino Filippo Mannino, volato a New York da cui tuona «Lampedusa non sarà una nuova Ellis Island», è la massima autorità politica dell’isola. «Che è nostra», urla. «Aspettiamo che venga Meloni per dirglielo in faccia, ma non ci hanno ancora fatto sapere nulla», dice offeso. La premier è attesa sull’isola in mattinata con Ursula von der Leyen e la commissaria agli Affari Interni Ue, Ylva Johansson.

Una visita lampo di non più di tre ore. «Da nove mesi chiediamo due navi in rada per i trasferimenti, questo governo è fallimentare», scandisce. Applausi.

Accanto, una lunga fila di naufraghi — facce da bambini, testa fra le mani — accoccolati a terra.

Arrivano dall’hotspot da giorni diventato una gabbia in cui è difficile mangiare e bere, impossibile lavarsi, un azzardo dormire. Guardano straniti la marea di gente che urla, qualcuno chiede in inglese o francese a cosa si debba quel trambusto. Nessuno dei manifestanti sembra vederli. Attendono il traghetto che li porti via da lì. «Preferisco morire per strada con la mia famiglia piuttosto che passare anche solo un’ora di più in quell’inferno », dice Karim, che in Siria era un professore e da lì è scappato con moglie e due bambini. «Sono scappato per cercare democrazia e umanità dov’è qui, ditemi dov’è? », chiede.

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