Rapimento della piccola Kata, la madre difende il fratello arrestato, non si rompe il muro di omertà a due mesi dalla scomparsa della bimba

Katherine Alvarez, madre di Kata, la bimba peruviana di 5 anni scomparsa dall’ex hotel Astor di Firenze il 10 giugno scorso difende il fratello Abel arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul racket delle stanze dell’albergo. «Non credo che lui chiedesse i soldi – racconta – io lo conosco e so che non lo faceva”. In merito ai dubbi che la procura nutre nei suoi confronti e in quelli di suo marito la donna aggiunge: “Non è vero che nascondiamo qualcosa agli inquirenti. Noi diciamo la verità e anche dall’esame dei nostri telefonini non scopriranno nulla perché non abbiamo segreti. Vogliamo solo ritrovare la nostra bambina e speriamo che chi sa qualcosa parli».

Era il 10 giugno scorso. Kataleya spariva dall’hotel Astor, edificio occupato nel rione di San Jacopino a Firenze. Sono passati ormai due mesi, la bambina di cinque anni non si trova, scomparsa nel nulla. Nessuno l’ha vista allontanarsi, nè da sola nè in compagnia di qualcuno. Le uniche certezze restano le immagini di Kata nel cortile alle 15.30 di quel sabato.

Per questo la mamma oggi si è sfogata con i suoi legali:

“Vorrei sapere se Kata è viva, se sta bene, sono passati due mesi e stare così senza sapere nulla
mi fa stare male. Non si può stare così senza sapere niente. Chi sa di Kata mi faccia sapere qualcosa”.

E poi ancora: “Spero che la nuova indagine serva a trovarla”.

Il riferimento è ai provvedimenti degli ultimi giorni.

Gli ultimi provvedimenti

Il 5 agosto i Carabinieri  sono stati incaricati dalla Procura di svolgere un approfondimento investigativo con una decina di perquisizioni, che hanno riguardato anche   i genitori della bambina, Miguel Angel Ramon Chicllo Romero e Kathrina Alvarez, oltre a familiari e parenti, nonché terze persone loro conoscenti. Tutte persone non indagate.  Obiettivo, ricostruire il quadro esatto delle ore in cui la piccola è sparita. A cominciare dall’ultimo avvistamento. Ma anche i tempi in cui è stato dato l’allarme, dalla madre rientrata dal lavoro, e le prime ricerche.

Anche su questi punti persistono i dubbi degli inquirenti che hanno sequestrato cellulari e computer ai genitori per analizzarli. Verrano controllate le chat e i social network.

“Noi abbiamo collaborato” ripete il padre, dopo ore d’interrogatorio, e rinnovando l’appello a ritrovare la figlia.
“Spero che possano tirare fuori qualcosa” dice la compagna Kathrine.

Il caso del presunto omicidio nello stabile

I Pm hanno concentrato le domande ai genitori di Kata anche sul movente del presunto rapimento. Una delle ipotesi  che possa essere collegato a un tentato omicidio avvenuto nella struttura dell’hotel Astor lo scorso 28 maggio: un cittadino dell’Ecuador si era asserragliato in una stanza per sfuggire all’aggressione di un gruppo di persone armate di coltelli e bastoni. L’uomo si è salvato per miracolo. Per quell’episodio sono finiti in carcere quattro cittadini peruviani. Tra loro c’è anche  lo zio materno di Kataleya, Abel Alavarez Vasquez, l’uomo al quale era stata affidata la bambina e che, presumibilmente è stato l’ultimo a vederla.

Ma sulla vicenda di Kata, lo zio, dopo i primi giorni, sembra essersi chiuso nel mutismo.

La pista della ritorsione

L’ipotesi più accreditata degli inquirenti, finora è che la bambina sia stata rapita come forma di ricatto o punizione nei confronti della famiglia di Kata. Per i presunti atteggiamenti vessatori tenuti all’interno della comunità.

Era linfatti lo zio Abel che gestiva il presunto racket degli affitti delle stanze. E’ accusato, tra l’altro,  di estorsione, tentativi di estorsione, rapina, minacce, lesioni gravi. Ha anche diversi precedenti penali: furto aggravato, rissa, porto abusivo di armi.

Lo scorso marzo, un altro occupante dello stabile aveva presentato una querela in cui dichiarava di essere stato preso a pugni al volto dal padre di Kata, Miguel Romero, e di essere stato graffiato al braccio e sulla faccia dalla compagna Kathrine. Successivamente, in molti hanno dichiarato che la sorella di Abel, lo zio,  ed altri avevano partecipato a raid intimidatori contro gli inquilini.

Il 2 luglio scorso, il padre di Kata, Miguel, era tornato negli uffici degli investigatori per parlare degli scontri continui e del clima di violenza, nel quale vivono all’interno dell’ Astor. Un clima in cui gli stessi familiari di Kata risulterebbero fra i protagonisti principali. In quell’occasione, il padre Miguel, oltre a raccontare alcuni episodi di violenza avvenuti in precedenza, aveva raccontato anche di una presunta telefonata arrivata dal Perù, in cui uno sconosciuto gli avrebbe detto che la figlia era stata rapita per errore.

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