Clima, il delirio di Mario Tozzi, il sedicente esperto che fomenta i disadattati Gretini: fosse per lui dovremmo tornare da domani all’età della pietra

Mario Tozzi, nel suo ultimo articolo apparso su La Stampa, si è scagliato contro l’immobilismo esibito a livello internazionale rispetto al cambiamento climatico, ribadendo che per tentare di salvare il pianeta è necessario smettere subito di estrarre il 90% di carbone e il 60% di gas e petrolio.

Tozzi sul cambiamento climatico: “Ci sono quelli che confondo il maltempo con la Terra che muore”

Nel suo ultimo articolo pubblicato su La Stampa, il geologo Mario Tozzi ha affrontato il tema del cambiamento climatico esprimendosi in modo estremamente duro e critico nei confronti di chi nega o minimizza il fenomeno e dei Governi che, a parole, rimarcano la necessità di agire mentre, nei fatti, restano fedeli soltanto alla politica dell’immobilismo. “Sì, il clima starà pure cambiando, e sarà pure colpa delle nostre attività produttive, ma, per carità, mica possiamo agire in fretta, che ci rimette l’economia. E mica dobbiamo alzare i toni, che se si paventa la fine del mondo, allora sarà più difficile scuotere le coscienze e crescerà l’ecoansia”, ha scritto il geologo. “Come se aver mantenuto un profilo fin troppo basso finora abbia poi permesso di ottenere qualche successo”, ha osservato.

Tozzi ha poi condannato le riforme ecologiche minimali che, sporadicamente, vengono varate tanto dal Governo italiano quanto da quelli internazionali. Misure mai abbastanza incisive ma utili a placare per un po’ gli animi, relegando il dramma del clima in secondo piano. “E se gli scienziati dicono che bisogna agire subito, perché l’inerzia della macchina climatica è tale che i risultati di un eventuale azzeramento totale delle emissioni li potremmo apprezzare solo dopo mezzo secolo (dunque meglio spicciarsi), noi siamo lì a ridurre la questione fisica a un problema dialettico”, ha aggiunto il geologo, ribadendo che, se da una parte, viene ammessa la gravità della situazione, dall’altra si rinvia al futuro ogni sorta di intervento. “Sempre domani, comunque: e che vogliamo dare retta a quegli esaltati di Ultima Generazione, al Papa o alla ragazza con le treccine?”, ha retoricamente domandato.

Immobilismo politico e negazionismo

Tozzi ha ricordato l’appello lanciato dagli specialisti del settore che, da tempo, invocano a gran voce l’azzeramento delle emissioni climatiche “da subito”, da mettere in atto dimenticando sottoterra il 90% del carbone e il 60% di gas e petrolio. Appello che cade sistematicamente nel vuoto. Ciò di cui il mondo avrebbe bisogno, ha ribadito il geologo, sarebbe un accordo internazionale incisivo “che compensi chi non potrà svilupparsi alla stessa nostra maniera e redistribuisca ricchezza, è chiaro che non ne usciremo. Questa peraltro la ragione per cui quegli accordi falliscono: nessuno vuole una regolamentazione al libero mercato, che non potrà essere mai la soluzione, visto che è parte del problema. A cosa servirà massimizzare i profitti in un pianeta inospitale in cui il benessere è compromesso e le popolazioni costrette a migrare in massa, è difficile da comprendere”.

Dopo aver brevemente riassunto le rare volte in cui i potenti si sono attivati per risolvere problemi legati al clima, con particolare attenzione alla Conferenza di Parigi che portò al bando dei clorofluorocarburi, Tozzi ha denunciato come ogni genere di intervento sulla “crisi o catastrofe climatica” in atto sia fortemente compromesso dall’azione dei negazionisti. “C’è chi si diverte a fare il fenomeno questionando su dove sono posizionate le centraline di misurazione delle temperature atmosferiche, sorprendendo migliaia di specialisti che evidentemente non ci avevano pensato. E c’è pure chi sostiene che non c’è da preoccuparsi troppo, perché dopo l’estate calda verrà l’inverno più fresco”, ha sottolineato.

La critica al ministro Pichetto Fratin: “Nessun ulteriore ritardo è giustificato”

Infine, il geologo ha ancora una volta ribadito che quello che non si vuole comprendere è che, ormai, l’uomo non è più in grado di dettare il passo della crisi climatica “marcando in rosso sempre più giorni e sorpassando i punti di non ritorno a un ritmo infernale, segnato da ondate di calore, inondazioni, tempeste, incendi e chicchi di grandine grossi come meloni”.

Tozzi ha fatto l’esempio della pandemia Covid, ricordando come l’umanità si fosse illusa di poter condizionare la diffusione di un virus che esiste sul Pianeta da quasi 4 miliardi di anni. Così anche con la crisi climatica, ha detto, “ci illudiamo di dire che smetteremo di inquinare dal 2050, ma, mi raccomando, facendo tutto nel 2049. Nell’illusione che si possa continuare a lucrare profitto su ecosistemi esausti. Ma non si fa alcuna economia se la biosfera non è sana e se la natura non viene restaurata, come previsto dalla Legge Europea appena approvata e osteggiata, fra gli altri, anche dal nostro Governo”.

Le ultime parole del geologo, infine, sono rivolte al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che si è commosso dinanzi alla ragazza che ha espresso preoccupazione per il suo futuro. Per Tozzi, le lacrime del ministro “aprono il cuore” ma ha rimarcato che sarebbe ora che “la si facesse finita con l’ambiguità di chi si mostra empatico in pubblico e poi non prende provvedimenti”, bandendo il carbonio e ricordando che “nessun ulteriore ritardo è giustificato”.

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