Arriva dal bresciano il primo disadattato italiano con il microchip impiantato nella mano per pagare la spesa

Estratto dell’articolo di Valerio Morabito per www.corriere.it

Il 35enne di Rodengo Saiano è il primo italiano ad essersi fatto installare un microchip per pagare. Lavora nel campo della sicurezza informatica e ha acquistato i dispositivi online, per poi farseli impiantare da un centro specializzato

Mattia Coffetti, più degli altri, vive nell’epoca della tecnica. Si può scomodare il pensiero filosofico di Ernst Junger per raccontare la scelta del 35enne di Rodengo Saiano, che lavora nella sicurezza informatica e ha deciso di farsi installare cinque microchip sottocutanei. Appassionato di informatica da quando era bambino, «con il passare del tempo ho cercato di far diventare la mia passione il lavoro», dice il 35enne che vive in provincia di Brescia ma fa il pendolare per motivi di lavoro.

Microchip sottopelle per pagare, anche, la spesa. La scelta del bresciano Mattia: «Ne ho cinque» […] «Il primo che ho installato, il più utile, è un chip Nfc-rfid – spiega il 35enne bresciano – che serve per aprire le porte, oppure una serranda. Ma questo chip ha una doppia funzionalità. Così è possibile registrare i propri dati medici, la carta identità, il badge del lavoro e condividere, ad esempio, il proprio LinkedIn».

Invece il secondo chip «è un dispositivo che può essere utilizzato, ad esempio, per l’autentificazione dei dati bancari». Gli altri due, invece, hanno più una valenza estetica: «Il terzo microchip è un magnete che attrae i metalli e permette, per esempio, di catturare le viti in modo da non perderle mentre si fa qualche lavoro; il quarto microchip è un led e se lo avvicini a una sorgente elettrica si illumina». Infine c’è l’ultimo microchip: «Lo uso per pagare e lo attivo tramite un applicazione dello smartphone. E’ semplice da utilizzare, visto che lo ricarichi come semplice postepay e fai i tuoi pagamenti».

[…]. «Li compro su internet – spiega il giovane informatico – e poi ci sono dei centri autorizzati che collaborano con le aziende che li vendono e te li impiantano. Tipo un piercing». Già, ma qual è il costo dei microchip? «Costano dagli 80 ai 100 euro, invece quello per scambiare dati e aprire porte intorno ai 150 euro e l’ultimo che ho installato, ovvero per effettuare i pagamenti, l’ho pagato 200 euro».

In sostanza si tratta di un primo step verso l’integrazione che Elon Musk sta tentando con Neuralink. «Mi auguro – conclude Mattia – che queste integrazioni uomo-tecnologia possano essere ancora più al servizio della collettività e della salute. Mi piacerebbe che riuscendo a mappare il nostro cervello, riuscissimo ad andare a risolvere malattie neurodegenerative, come Parkinson e Alzheimer, con strumenti e modalità d’azione ad ampio raggio».

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