“Il Mes serve al PD per far saltare il governo con una telefonata in Lussemburgo” Il senatore bagnai spiega in maniera semplice la madre di tutte le truffe

dal blog del senatore Alberto Bagnai

Vabbè, lo sapete: quello sul MES per noi è un dibattito chiuso ormai più di dieci anni fa. Possiamo quindi permetterci di affrontarlo con maggiore serenità e competenza di quanto ordinariamente si faccia in giro, possiamo addentrarci nei dettagli, che fanno la gioia degli intenditori (cioè nostra), ci aiutano ad arricchire il quadro d’insieme, e fanno crescere dialetticamente quelli di noi (io) che devono attardarsi negli anacronistici dibattiti pubblici su questo tema stantio.

Si dice che la trattativa (se esiste) sulla riforma del MES sia legata a quella sulla riforma delle regole europee. Questo discorso secondo me non fila del tutto, e poi vi dico perché, ma qualche affinità nei due dibattiti si ravvisa, anche se non è del tipo che ai nemici del Paese fa comodo evidenziare. Il dettaglio che non è un dettaglio consiste nel fatto che il MES non è un’istituzione dell’Unione Europea, non è previsto e regolato dai Trattati, ma è un fondo istituito con un Trattato intergovernativo. Perché questa cosa dovrebbe interessarci? Perché non è un unicum. Ricordate il Fiscal compact? Quanto ne abbiamo parlato su questo blog!  Con quanto pathos!

Il pathos che la materia e il momento richiedevano, naturalmente. Fra le varie previsioni dello scellerato Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la “governans” nell’Unione Economica e Monetaria, all’art. 4, c’era questa:

Una disposizione assurda perché penalizzante per il nostro Paese, e anche perché ridondante: la “regola del ventesimo” era infatti già prevista da uno dei “pacchi” del Six pack, il regolamento (UE) n. 1177/2011, che all’art. 1, comma 1, lettera b riportava:

Quindi, “de preciso”, il Fiscal compact a che cosa serviva? A niente: a costringere il nostro Paese a un ulteriore atto di sottomissione, uno dei tanti, di quelli che secondo la Commissione servirebbero a rassicurare iMercati, e secondo iMercati servono a placare la Commissione (quello sì che è un gioco delle parti)!

Ne volete una prova? Ve la do subito! Ora che, per attirarci nella trappola di un accordo che secondo me è peggiore del Patto di stabilità, ci viene detto che si abbandonerà la regola del ventesimo riformando il Six pack (i testi sono in arrivo, ve li faccio vedere appena ho tempo), qualcuno si è posto il tema: ma come facciamo a derogare al Fiscal compact? La regola del ventesimo è anche lì, e il Trattato è ancora in vigore! Non possiamo promettere che elimineremo una regola assurda se oltre a riformare il diritto comunitario non rivediamo anche questo trattato internazionale!

Sorprendentemente, la risposta della dottrina giuridica quella vera (quella della supremazia del diritto comunitario, per capirci), è stata un semplice: sctaapposct! Il problema esiste:

ma la soluzione è a portata di mano:

cioè: siccome nel Trattato si afferma che le sue norme non possono essere interpretate in difformità dal diritto dell’Unione e non possono avere esiti incompatibili con questo diritto, allora se questo diritto cambia, il Trattato si disapplica, anzi: non si disapplica nemmeno. Semplicemente, non esiste! (fonte: Audizione di Tosato in Commissione bilancio).

E qui si arriva al punto, perché, come voi ben sapete, anche nel Trattato istitutivo del MES, e più esattamente nella sua riforma, si afferma il principio di supremazia del diritto unionale:

Questo che cosa ci suggerisce? Semplice! Che anche il MES sarebbe applicato a noi, e interpretato per gli altri. Noi dobbiamo metterci i soldi, gli altri devono prenderli. Noi dobbiamo rispettare condizioni, gli altri devono porle. E così via.

Va da sé che, anche a prescindere da queste considerazioni, qualsiasi prospettiva di “scambio” fra revisioni di un Trattato intergovernativo e emendamenti del diritto comunitario è mal posta, perché considera grandezze diverse.

Ma soprattutto: la creazione di un ceto di burocrati immuni da qualsiasi giurisdizione:

e che in qualsiasi momento può scatenare un attacco speculativo contro un Paese lasciando trapelare valutazioni negative sul merito di credito di quel Paese:
è qualcosa di ovviamente non negoziabile. Si capisce che al PD faccia comodo far fallire un Governo di destra con una semplice telefonata in Lussemburgo, nella vana illusione di poterlo rimpiazzare. Ma non fa comodo a noi, e quando dico noi intendo in primo luogo quelli che sono qui.

Correre non il rischio, ma la certezza, di saltare per aria il giorno dopo aver firmato una cosa che quando dovesse applicarsi agli altri sarebbe immediatamente superata dal fantomatico diritto unionale?

Anche no.

E ora parliamo di altro.

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