Giorgia Meloni, il siluro a Fazio e Annunziata dal palco di Catania fa infuriare la feccia: “Qualcuno deve misurarsi col merito, ma non ce la fa”

La premier Giorgia Meloni ha aspettato il momento giusto per rispondere agli addii alla Rai. Serviva un pulpito opportuno dove poter parlare come leader di partito e non da presidente del Consiglio. Lo ha fatto ieri sera a Catania, nel comizio di chiusura della campagna elettorale del candidato sindaco sostenuto dal Centrodestra, Enrico Trantino.

“Se nella Rai qualcuno deve misurarsi col merito e decide che non ce la fa e deve misurarsi con altro, non è un problema che possiamo porci noi”. Nel mirino di Meloni c’è Lucia Annunziata, giornalista e conduttrice della trasmissione “In Mezz’ora” su Rai 3, che l’altro ieri con una lettera ha annunciato le sue dimissioni in polemica con il governo, e a Fabio Fazio, conduttore di Che tempo che fa, che lascerà la tv pubblica per passare a Discovery.

“Io non intendo sostituire un intollerante sistema di potere con un altro intollerante sistema di potere – ha tuonato la premier -. Voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere, in cui non potevi lavorare se non ti dichiaravi di una certa parte politica. Voglio un sistema meritocratico e plurale che rappresenti tutti che dia spazio a tutti in base al valore che dimostrano e non alla tessera”.

Ma il comizio di Catania ha scatenato la polemica principalmente per la diretta fatta da Rai news 24. Secondo Pd e M5s il canale all news, trasmettendo l’evento, ha compiuto una “gravissima violazione della par condicio”. Per le opposizioni “non era mai accaduta una cosa del genere”. L’accusa è che “la nuova Rai diventa TeleMeloni”.

Il Pd ha presentato un esposto urgente ad Agcom e una interrogazione parlamentare. “Mai il servizio pubblico era caduto così in basso nella parzialità politica. È tv di regime”, si legge nella nota dei parlamentari dem della commissione di vigilanza Rai.

Floridia: “La commissione di Vigilanza valuterà il comizio della destra su Rainews”

“Apprendo dalle segnalazioni di diversi gruppi parlamentari che su RaiNews24 sarebbe andata in onda in diretta il comizio organizzato dal centrodestra a sostegno del candidato sindaco di Catania. La commissione di Vigilanza valuterà con estrema attenzione questo caso per tutti i profili di competenza. Si potrebbe profilare una violazione importante della par condicio e del pluralismo che il servizio pubblico non si può assolutamente permettere”, ha annunciato in una nota la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia (M5s).

dal blog di Nicola Porro

Il piagnisteo a canone unico, quello di Lucia AnnunziataFabio Fazio e Luciana Littizzetto, con qualche spruzzatina qua e là di un Amadeus dato in fuga da Sanremo, sta facendo venire il latte alle ginocchia. La retorica su “TeleMeloni”, cioè la presunta occupazione di Viale Mazzini ad opera del governo, come se fosse il primo a farlo, sta inondando di articoli e commenti l’etere. Niente di imperdibile. Ma la perseveranza con cui certi “grandi giornalisti” stiano assolvendo il ruolo delle vittime prima ancora di essere davvero epurati (sempre che sarebbe davvero successo) sta raggiungendo livello di stucchevolezza mai provati prima. È come se il “sistema di potere” di una certa parrocchietta, come avevamo già avuto modo di spiegare, si sentisse cedere il terreno sotto i piedi. E anziché combattere preferisse fare le valigie e cercare (milioni) di occasioni altrove.

Lo ha spiegato ieri anche Giorgia Meloni dal palco di Catania dove era andata a sostenere il candidato sindaco di Fdi (e del centrodestra) in vista dei ballottaggi previsti per questo fine settimana. “Quella della sinistra – ha detto Meloni dal palco – non è stata un’egemonia culturale ma un’egemonia di potere che ora sta venendo meno, per questo vedo nervosisomo. Ma io non intendo sostituire un intollerante sistema di potere con un altro. Io voglio liberare la cultura italiana da un sistema nel quale non potevi lavorare se non ti dichiaravi di una certa parte politica. Voglio un sistema meritocratico e plurale che dia spazio a tutti e che non funzioni in base alle tessere di partito”. Poi l’affondo diretto, sebbene senza mai nominarli, sia a Fazio che ad Annunziata, entrambi fuggiti dalla Rai nonostante l’intenzione dell’ad Roberto Sergio di confermare i loro programmi. “Se nella Rai qualcuno deve misurarsi col merito e decide che non ce la fa e vuole fare altro – conclude Meloni – non è un problema che possiamo porci noi”.

Semplice e chiaro. In fondo è proprio vero che “l’Italia sopravviverà anche se qualche strapagato conduttore se ne va”, come dice Salvini. Magari tutti potessero fare le vittime a 2,5 milioni di euro l’anno di stipendio. Fatto sta che al momento nessuno aveva epurato nessuno. Il contratto di Fazio era fermo da mesi sul tavolo dell’ex ad Carlo Fuortes, messo lì ai tempi del governo Conte. E la Mezz’ora in Più di donna Lucia era stata confermata solo qualche giorno fa. Se i conduttori straparlano di non essere adatti “a tutte le stagioni”, di non voler fare da “prigionieri politici” prima ancora che il “nuovo corso” si insedi, beh: allora qualcosa non torna. Sembra uno schema già studiato per andare altrove a guadagnare meglio (ben fato) o ritagliarsi il ruolo di paladina dell’informazione libera (de sinistra).

Piccolo appunto finale: se Lucia Annunziata se ne va perché “non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo”, vuol dire allora che era in linea con tutti quelli precedenti (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I e II, Draghi) il che non denota esattamente a favore di quel famoso giornalismo “cane da guardia del potere”. Che poi: cosa può volere di più dalla vita un conduttore (di parte) che si ritrova al potere un governo non in linea con le proprie idee?

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