“Sedati, legati nel letto e lasciati da soli” Commissione inchiesta covid, i parenti di chi ha perso la vita grazie ai protocolli infami di Speranza applicati alla lettera dagli infami che chiamavano ‘angeli’ chiedono udienza in parlamento

Malati di Covid legati al letto contro la propria volontà, con i cellulari sequestrati mentre cercavano disperatamente di telefonare a qualche parente, chiedendo di essere portati a casa. Uno scenario agghiacciante, quello raccontato dai famigliari delle vittime: 80 persone che, come raccontato da Angela Camuso sulle pagine della Verità, hanno chiesto di essere ascoltati dalla futura Commissione d’inchiesta, che nascerà per far luce su quanto accaduto durante i drammatici giorni della pandemia. E che nel frattempo hanno organizzato una manifestazione per il 7 marzo davanti al ministero della Salute per far sentire la loro voce. Raccontando episodi agghiaccianti andati in scena dopo l’esplosione dell’emergenza Covid, storie diverse con un comune denominatore: i pazienti privati dei loro diritti, senza più la possibilità di vigilare sulle terapie che stavano ricevendo.

Tra le storie raccolte dalla Verità c’è quella di Gianni Caon di Gorizia, morto di Covid a 62 anni senza nessuna patologia alle spalle, arrivato in ospedale “per un controllo, con la saturazione a 99, quindi ottima”. La moglie ha raccontato: “Dopo un giorno e mezzo lo hanno intubato dicendo che era gravissimo. Nei giorni successivi mi hanno detto che era migliorato, ma che siccome voleva tornare a casa lo avevano intubato di nuovo perché si agitava troppo. Mio marito è morto il 5 febbraio, era in ospedale dal 10 gennaio. Non riesco a rassegnarmi”.

Berardo Gualini, 79 anni, era invece entrato in ospedale asintomatico a Teramo. Anche lui è morto dopo pochi giorni. La figlia Sabrina ha spiegato di averlo portato lì per dei controlli visto che “aveva manifestato astenia e non poteva assumere farmaci per bocca a causa di un’insufficienza renale. Avevo chiesto per lui la terapia anticorpale in day hospital, mi hanno risposto che era meglio ricoverarlo per tenerlo sott’occhio. Camminava e parlava, è stato allettato senza motivo. Dopo la morte aveva le braccia gonfie di edemi. Il primario al telefono mi ha detto che era colpa sua, perché non si era vaccinato”.

Racconti che lasciano sbigottiti. Come quello dei parenti di Antonio Stellabotte, 77 anni di Monza, legato mani e piedi “perché si agitava. Era lucidissimo. Finché siamo riusciti a parlarci diceva di voler tornare a casa, conversazioni interrotte dall’infermiere che voleva rimettesse il casco. Il giorno dopo ci hanno chiamato per dirci che non c’era più niente da fare”.

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  1. Fossi un medico mi rifiuterei di continuare a lavorare con simili “colleghi” che hanno applicato protocolli che non potevano non sapere che erano letali. C’è scritto in tanti libri base di medicina! E se non ne sono a conoscenza vuol dire che dovrebbero dimettersi per manifesta incapacità. Con quale animo si uccidono le persone che si sono affidate a voi nel momento del bisogno! Biasimo e disprezzo per voi.

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