“Mi dimetto per meglio tutelarmi legalmente” Faida dei tamponi, siamo alla guerra tra Crisanti e Zaia per le porcate che fecero nel 2020 all’inizio della pandemia

“IO ZAIA LO INSEGUO FINO ALLA FINE DEL MONDO PER INCHIODARLO” – IL MICROBIOLOGO ANDREA CRISANTI, ORA SENATORE DEL PD, LASCIA L’UNIVERSITÀ DI PADOVA E PROMETTE GUERRA AL GOVERNATORE DEL VENETO, DOPO LE INTERCETTAZIONI SULLA “FAIDA DEI TAMPONI” FATTE USCIRE DA “REPORT”, IN CUI SI SENTE IL “DOGE” DIRE CHE VUOLE “FAR SCHIANTARE” LO ZANZAROLOGO: “QUESTO REGIME DI INTIMIDAZIONE IN QUESTA REGIONE DEVE FINIRE. È UN PROBLEMA DI ETICA, NON POLITICO” – L’AVVOCATO DEL MICROBIOLOGO DI TREVISO, RIGOLI, AL CENTRO DELLE INDAGINI: “I TEST ANTIGENICI SONO ATTENDIBILI…” – VIDEO

(ANSA) – “A partire da oggi lascio l’Università di Padova”. Lo ha detto all’ANSA il sen. Andrea Crisanti, che all’Ateneo padovano ricopriva il ruolo di docente ordinario di microbiologia. La decisione, ha proseguito Crisanti, è legata all’indagine sui tamponi rapidi della Procura di Padova, e alla diffusione di alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano. Senza voler entrare nel merito, Crisanti ha aggiunto di volere “essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda, visto anche – ha concluso – che vi sono molte intercettazioni che riguardano anche altri docenti dell’Università”.

2. FAIDA CON ZAIA, IL VIROLOGO CRISANTI A MOW: “CHE BEL PRESIDENTE. LO INSEGUO FINO ALLA FINE DEL MONDO PER INCHIODARLO. IL REGIME DI INTIMIDAZIONE IN VENETO DEVE FINIRE”

Otto De Ambrogi per www.mowmag.com

“Zaia? Dichiarazioni di una gravità senza precedenti. Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire”: parola di Andrea Crisanti, virologo che secondo le cronache sarebbe stato preso di mira dal governatore leghista per le sue prese di posizione sulla gestione della pandemia di Covid. Una “faida” di cui ha deciso di occuparsi anche Report.

In un’intercettazione Luca Zaia avrebbe detto: “Sono qua a rompermi i coglioni da 16 mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al senato accademico, per sistemare Crisanti”.

La questione è quella dei test rapidi acquistati dal Veneto (e da altre cinque regioni), riguardo ai quali è partita un’inchiesta su esposto del virologo, convinto della non idoneità dei tamponi a scopo di screening, in quanto l’affidabilità sarebbe stata dal 70% e non del 90% come attestato dal produttore.

“Penso che siano – dice a MOW Crisanti riguardo alle dichiarazioni di Zaia – di una gravità senza precedenti. Da una parte la Regione ignora una valutazione tecnica fatta dall’Università di Padova e dall’altra accetta come giustificazione per l’acquisto di più di 200 milioni di tamponi una giustificazione che non esiste (falsa) e allo stesso tempo si accanisce per 18 mesi come dice lui [Zaia] stesso per schiantare una persona che fa servizio pubblico ai cittadini. Bel presidente di Regione che abbiamo”.

Cos’è cambiato nei rapporti rispetto all’inizio della pandemia?

Evidentemente a un certo punto le verità scomode danno fastidio, punto.

Pensa che andrà avanti anche sul piano giudiziario?

Io lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti.

Una cosa che l’ha segnata…

È una questione di rispetto degli altri cittadini, perché quello che ha fatto a me probabilmente lo fa e l’ha fatto ad altri, e questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire.

E il fatto che nel frattempo lei abbia trovato casa politica all’opposizione rispetto a Zaia, nel Pd?

È ininfluente, qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento queste dichiarazioni. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni, perché chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni in cui si dimostra che lui è l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti tra le altre cose di una persona che lavora per la Regione e che tra le altre cose ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa.

Evidentemente se fosse stato preso sul serio lo studio che ho fatto e che poi è stato pubblicato su Nature, chiaramente avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 200 e passa milioni di euro.

Questi praticamente hanno accettato come giustificazione la dichiarazione di Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei tamponi, ndr) che non ha fatto nessuno studio, ed erano addirittura consapevoli che non l’aveva fatto.

L’alternativa a questo tipo di tamponi qual era?

Per fare lo screening bisognava fare i molecolari, punto. E questo era sia nelle direttive della commissione europea sia addirittura nei foglietti illustrativi dei test, che dicevano chiaramente che i test andavano fatti per diagnosi e non per screening, perché non avevano valore predittivo negativo sufficiente. In Veneto questi tamponi sono stati usati come screening per le rsa. E nel Veneto nella seconda ondata nelle rsa c’è stata una strage.

3.  COVID: LEGALE RIGOLI,’I TEST RAPIDI SONO ATTENDIBILI’

(ANSA) – “L’accusa non mette assolutamente in dubbio l’utilità e l’attendibilità dei test rapidi antigenici oggetto delle indagini. Test utilizzati ancora oggi a livello internazionale. Allo stesso modo va ricordato che le indagini preliminari hanno evidenziato come il solo interesse del dottor Roberto Rigoli emerso in questa vicenda sia stato quello di perseguire il bene pubblico, in una situazione di grande tensione ed urgenza determinata dall’emergenza sanitaria, e che non sia stata prodotta alcuna falsa documentazione, elemento riconosciuto dalla stessa Procura durante la prima fase dell’udienza preliminare”.

Lo sostiene in una nota l’avv. Giuseppe Pavan, legale di Rigoli, ex coordinatore delle Microbiologie del Veneto coinvolto nell’inchiesta padovana sui cosiddetti tamponi rapidi anti Covid, sperimentati dal Veneto tra la prima e la seconda ondata del virus. Le precisazioni giungono a poche ore dalla messa in onda stasera, nell’ambito della trasmissione Report di Rai3, di un servizio dedicato alle intercettazioni che chiamerebbero in causa, tra gli altri, lo stesso Rigoli, accusato di falso in atto pubblico per aver mentito sull’efficacia dei test, senza verificarne l’idoneità tecnico scientifica. .

“Rispetto al fulcro dell’imputazione, ovvero di aver comunicato con una e-mail di avere compiuto un’indagine sulla ‘sensibilità’ dei test rapidi che erano stati offerti ad Azienda Zero-Regione Veneto, è necessario spiegare – chiarisce il legale – che un’indagine sull’efficacia dei tamponi rapidi antigenci non solo non era stata richiesta, come già risulta negli atti, ma nemmeno era possibile e necessaria, essendo i prodotti marchiati e certificati CE/IVD.

Ricordiamo che per tale indagine occorre un tempo minimo di 12 mesi di sperimentazione scientifica”. Per il legale, “nella specifica situazione di cui stiamo parlando si dovevano invece riscontrare in maniera documentale le caratteristiche tecniche del prodotto e, visto che sarebbero stati utilizzati da personale esterno alle microbiologie, è stato ritenuto corretto anche testarne la praticità nell’utilizzo. Questo è stato fatto.

Al dottor Rigoli è stato infine riconosciuto, da molte persone, anche nel corso delle indagini preliminari, di avere svolto durante la pandemia un importante ruolo di coordinamento di tutte le microbiologie del Veneto, con significativi risultati a vantaggio della tutela della salute pubblica”. Il procedimento penale, che coinvolge con Rigoli anche Patrizia Simionato, ex dg di Azienda Zero, si trova ancora nella fase della richiesta di rinvio a giudizio

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