Nuovo governo, ha vinto la fermezza della Meloni: il clan Ronzulli ridimensionato, il Banana obbligato ad accettare le condizioni della Ducetta

Marco Galluzzo per il Corriere della Sera

Sembra che si vada verso una ricucitura dei rapporti fra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Nella giornata di ieri alcuni contatti fra i due staff sono serviti a un primo riavvicinamento dopo lo strappo del Senato. Sembra che alla luce di una possibile ricomposizione, e magari di un nuovo incontro nelle prossime ore, il punto di equilibrio per la formazione del governo possa avere questo dato da cui partire: Tajani non solo ministro degli Esteri ma anche vicepremier, e in tutto 5 ministeri targati Forza Italia.

Sembra anche che la minaccia, amplificata da alcune indiscrezioni, di non ammettere nel governo i senatori azzurri che non hanno votato Ignazio La Russa alla guida di Palazzo Madama abbia perso peso: Meloni non avrebbe preclusioni all’ingresso nel governo sia di Anna Maria Bernini che di Elisabetta Casellati, anche se per quest’ ultima la richiesta del Cavaliere di vederla alla Giustizia sembrerebbe avere pochissime speranze di essere accolta. Per quel posto la presidente del Consiglio in pectore continua infatti a preferire Carlo Nordio, magistrato eletto con Fratelli d’Italia. Un altro esponente del partito di Berlusconi che potrebbe entrare nell’esecutivo è l’attuale viceministro del Mise (uno dei ministeri di peso che gli azzurri rivendicano, insieme o in alternativa alla Giustizia) Gilberto Pichetto Fratin.

Di sicuro i prossimi giorni saranno decisivi sia per una completa distensione dei rapporti fra Berlusconi e Meloni, su cui tutti scommettono in entrambi i partiti, sia per un quadro meno incerto sulle caselle del governo, visto che si avvicina il giorno in cui il capo dello Stato dovrebbe dare l’incarico alla presidente di Fratelli d’Italia. La squadra del suo partito dovrebbe comprendere innanzitutto Giovanbattista Fazzolari, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio; quindi sicuramente Fabio Rampelli, che secondo alcune fonti può approdare alla Transizione ecologica e secondo altre alla Cultura; Raffaele Fitto agli Affari europei; Guido Crosetto in un ministero di peso, che nel tam tam dell’ultima settimana è sempre stato il Mise; Adolfo Urso alla Difesa.

Il resto della squadra del partito che ha vinto le elezioni ha un’altra possibile novità con Isabella Rauti, che potrebbe avere le deleghe della Famiglia. Che però le contende Simona Baldassarre della Lega. Fra i punti fermi c’è ovviamente il «trasloco» del ministro leghista Giancarlo Giorgetti dal ministero dello Sviluppo economico a quello dell’Economia. Mentre all’ex capo di gabinetto di Matteo Salvini, il prefetto Matteo Piantedosi, dovrebbe essere riservata la guida del Viminale. Salvini stesso potrebbe diventare, oltre che vicepremier, ministro delle Infrastrutture. Alla Lega, oltre all’Agricoltura, è possibile che vada anche la Disabilità, con Alessandra Locatelli.

Una dinamica che finora è rimasta sotto traccia è invece quella di almeno due ministeri che sono visti dai tre partiti più come rogne che come punti di approdo cui ambire. In primo luogo il dicastero del Lavoro, un posto che per molti è perfetto, vista la congiuntura, per perdere consensi, in primo luogo perché dovrebbe essere lo snodo per “ridimensionare” il reddito di cittadinanza. Ma anche per l’Istruzione non c’è molta gara: «Comanda la Cgil e non ci sono soldi per le scuole» è uno dei refrain nella maggioranza.

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