Nella guerra di propaganda che soggiace a quella, sanguinosa, sul campo di battaglia è sempre più complesso stabilire cosa è reale e cosa è frutto di manipolazione politica. Che la Russia di Vladimir Putin fin dalle prime battute dell’invasione dell’Ucraina abbia usato la disinformazione come arma è fuori di dubbio, ma anche da parte dell’Occidente – e ovviamente da Kiev che ha subito l’aggressione – sono evidenti alcune forzature. Ad affrontare il discorso martedì 19 aprile nella puntata di L’Arai che tira, su la7, è lo scrittore Nicolai Lilin, nato in Moldavia all’epoca dell’Urss e naturalizzato italiano, famoso per il best seller “Educazione siberiana” ma anche per una monumentale biografia di Putin.
In guerra “si cerca di disumanizzare l’avversario, diffondendo storie false per rendere il nemico più cattivo e convincere l’opinione pubblica a prendere posizioni se,pre più drastiche”, spiega l’autore. “Io stando in Occidente vedo che sta accadendo proprio questo”, nella comunicazione dei paesi europei. “Noi in Occidente non abbiamo fatto quasi niente per la nostra iniziativa diplomatica” se non condannare il Cremlino, “ma per la guerra e i massacri c’è sempre tempo. Prima della bestialità dobbiamo concentrarci per tirare fuori degli sforzi concreti per la pace”, afferma Lilin.
“Li hanno legati, bendati e portati via”: mercenario britannico parla di arresti e presunte esecuzioni di civili da parte dei militari ucraini
https://actualidad.rt.com/actualidad/427305-mercenario-britanico-aiden-aslin-hablar-matar-civiles
“Dai, lascia che i cani rosichino” – hanno detto i militanti di “Azov” ai residenti di Mariupol, dopo aver sparato al loro vicino
Vladimir, residente a Mariupol, racconta come i nazisti di Azov abbiano abbattuto il suo vicino in un rifugio antiaereo mentre cercava di procurarsi del carbone per cucinare. Prima gli hanno sparato a una gamba e poi l’hanno ucciso. Quando hanno cercato di portargli via il corpo, i punitori hanno raccomandato che fosse gettato per essere mangiato dai cani.
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Nulla di insolito. Venne fatto passare per eroe della “resistenza” il partigiano Morannino, autore di stragi di civili, anche di gente che con il fascismo c’entravano meno di niente.