Djokovic futuro Presidente della Repubblica! Il clamoroso report cambia la storia della Serbia: dove lo portano il “no” al vaccino e la battaglia di libertà condotta in Australia

Novak Djokovic futuro presidente della Serbia? Solo una provocazione o qualcosa di più concreto, quella arrivata nel Paese del tennista numero uno al mondo in un sondaggio di qualche anno fa. Il risultato arrivato è stato che la maggioranza dei serbi lo voterebbe come presidente. E Novak, allora, la politica a suo modo l’ha già fatta, sostenendo che il Kosovo è il cuore della Serbia, contestando prima dall’interno e poi dall’esterno la leadership del tennis con il suo sindacato Ptpa (professional tennis players association). A Melbourne gli altri tennisti, scrive oggi La Stampa, hanno già lanciato il loro grido di battaglia: “Vendicheremo Novak sul campo”. Mentre Novak guarderà il torneo nella sua dimora di Belgrado, “come un re medievale”.

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La Francia dice “no” a Novak
Intanto però gli effetti contrari al campione serbo si allargano. La Francia, in primis, gli ha voltato le spalle. Il padre di Djokovic aveva dato appuntamento proprio a Parigi, per il Roland Garros, ma il Governo transalpino chiederà a tutti i presenti, giocatori e pubblico compresi, di essere completamente vaccinati. Un bel guaio per il numero uno mondiale, se non cambierà idea da qui a fine maggio. Inoltre lo sponsor Lacoste ha annunciato di voler “rivedere insieme al campione gli eventi di Melbourne”. 

Anche Spagna e Italia contro il tennista serbo
In Spagna, dove Djokovic possiede a Marbella una villa da 8 milioni di dollari, il premier Pedro Sanchez, spalleggiato dal cancelliere Olaf Scholz in visita ufficiale, ha ribadito che “qualsiasi sportivo che desidera competere in Spagna deve rispettare le regole sanitarie”. A Radio Anch’io, infine, il direttore degli Internazionali d’Italia, Sergio Palmieri, ha detto: “Se parteciperà agli Internazionali dipende da lui. Noi accetteremo tutti quelli che sono in regola”.

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  1. Bene hai fatto a tornare a casa e non ti curar del governo australiano e nemmeno di quei commenti da commentatori selvaggi di tv.

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