Migliaia di miliardi pronti per comprare le case degli italiani. Prima si prepareranno a farle svalutare, tutto grazie alla cosiddetta rivoluzione green imposta dall’Europa

di Antonio Oliverio per IlParagone

Casa nostra è sempre meno nostra. Se non bastassero le assurde politiche green dell’Unione europea sulla casa, che ci costringeranno a un vero salasso in nome dell’efficientamento energetico (si stima fra i 35 e i 65 mila euro di lavori) o i rialzi dei tassi continui e dissennati della Banca centrale europea, con le ovvie ricadute sui mutui, ora c’è da temere che i fondi sovrani arabi, abituati a fare “shopping” in Europa – e che, come vedremo, hanno già comprato mezza Italia – sono pronti a banchettare sul patrimonio immobiliare del nostro Paese. Il mattone è il bene rifugio per antonomasia e notoriamente l’Italia è una nazione di proprietari di casa, molto più che negli altri Paesi d’Europa, ma il crollo del mercato immobiliare è evidente, e il colpo di grazia lo ha ricevuto dal fallimentare bonus 110 che il governo Conte ha lasciato ai posteri. Un patrimonio privato unico al mondo, quello italiano, di 78 milioni di unità immobiliari, più della metà delle quali è costituito da abitazioni.

La potenza di fuoco dei petroldollari

Queste condizioni sono il presupposto del crollo del mercato immobiliare e dell’allarme lanciato da il Giornale. Sarebbero 42 i fondi sovrani, per lo più appartenenti al mondo arabo, pronti a comprarsi l’Italia nel 2024, con una dotazione stupefacente di ben 4 mila 500 miliardi di euro, una cifra che si fatica persino a scrivere e che ammonta a tre volte il Pil italiano. Tralasciando qualsiasi considerazione, che pur sarebbe opportuna, sulla palese assenza di ogni forma di democrazia e sulle enormi violazioni dei diritti umani nei Paesi del Golfo, non si può non pensare a quelle forme di soft power che sottendono a questo genere di acquisizioni: ad esempio, gli emiri del Qatar hanno portato a casa un controverso mondiale di calcio e con l’acquisizione del Paris Saint Germain e di altre squadre stanno tentando, appunto, di dare una sbiancata alla propria immagine (il Qatar è notoriamente finanziatore dei Fratelli Musulmani e, si sospetta da tempo e da più parti, persino dell’Isis). Arabi e qatarioti hanno già acquistato il complesso turistico della Costa Smeralda, numerosi alberghi di lusso e l’intero complesso di Porta Nuova a Milano, con i suoi grattacieli avveniristici, per citarne solo alcuni.

I danni della transizione green

E torniamo al punto con cui abbiamo aperto: la cosiddetta transizione energetica e la direttiva della Ue sulle case green, presumibilmente, dati i costi enormi che ricadranno sui proprietari, lasceranno diversi immobili fuori dalla agognata “Classe A”: pronte per essere svendute, piuttosto che vendute, ai colossi arabi dei fondi sovrani. Da proprietario di casa, l’italiano diventerà, così, un mero affittuario – eccola la versa “transizione” – che pompa denaro nelle casse di Paesi che non condividono assolutamente nulla del nostro modo di vivere, della nostra storia democratica, dei nostri valori di libertà. Nel mondo arabo, per la massiccia iniezione di liquidita grazie al petrolio, i fondi più ricchi sono: Adia, ovvero l’Abu Dhabi Investment Authority, con 708,75 miliardi di dollari, la Kuwait Investment Authority (Kia) con 708 miliardi e il Public Investment Fund dell’Arabia Saudita. Nel 2022 le operazioni sono raddoppiate a 52 miliardi (erano 22 miliardi nel 2021).

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