Maria Antonietta, morta in bagno a 15 anni. L’ipotesi choc dalle indagini: colpa del caricabatteria non a norma comprato dai cinesi

Tragedia in casa. La vicenda è avvenuta a Montefalcione, in provincia di Avellino. I fatti risalgono al 2 maggio. La giovane, Maria Antonietta Cutillo, è deceduta all’età di 15 anni perché rimasta fulminata nella vasca da bagno. Dal ritrovamento del corpo della ragazza ad oggi gli inquirenti hanno proseguito nelle indagini. Attualmente sarebbero cinque gli imprenditori risultano al momento indagati. Sotto sequestro, al contempo, un certo numero di caricabatterie di produzione cinese.

Morte di Maria Antonietta Cutillo, la scoperta choc. L’accaduto si è verificato a Montefalcione, in provincia di Avellino. La ragazza morta per la caduta del suo cellulare nella vasca da bagno si chiamava Mariantonietta Cutillo. Aveva telefonato ad una sua amica e stava parlando con lei, quando il dispositivo sarebbe finito in acqua mentre era in carica.

Quindi, ci sarebbe stata una scarica elettrica che l’ha uccisa. Un cortocircuito che non le ha dato alcuna speranza di sopravvivenza e quindi è deceduta per essere stata folgorata sul colpo. Attualmente, stando a quanto si apprende e secondo quando emezzo dal gip del Tribunale di Avellino, i Carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di 5 imprenditori operanti in Toscana e in Lombardia, quattro dei quali di origine cinese.

Scattati i sequestri a Calenzano e Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, Pontedera in provincia di Pisa e Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano. Stando a quanto emerso, un certo numero di caricabatterie di fabbricazione cinese non risulterebbero essere conformi agli standard di fabbricazione comunitari. Per tale motivo le indagini, a sfavore degli imprenditori, tirerebbero in ballo reato di omicidio colposo, reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci.

Infatti, secondo il giudizio del Reparto tecnologie informatiche del Racis, laddove il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito impiegando componenti elettrici in armonia con i criteri tecnici previsti dal decreto legislativo 86/2016, non si sarebbe verificata la scarica elettrica che ha causato la morte della 15enne.

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