La Meloni che vira al centro per tenere gli elettori di Forza Italia e obbedire a Washington e Bruxelles le fa perdere l’appoggio di chi rimane a destra

Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per “la Repubblica”

Mentre Giorgia Meloni lanciava l’Opa centrista su Forza Italia imponendo al Paese il lutto nazionale per Silvio Berlusconi elevato a padre della patria, anzi della Nazione, la sua sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, volto storico della destra identitaria milanese, inaugurava a Gorizia il nuovo lapidario degli infoibati e dei deportati durante l’occupazione jugoslava.

Alla cerimonia, insieme al sindaco forzista Rodolfo Ziberna, c’erano anche, con tanto di labaro, i rappresentanti della Xmas battaglione “Barbarigo” della Repubblica sociale italiana.

[…]  Per capire che cosa si sta muovendo nel cortile della destra-destra. E quanto e quanti – di fronte alla svolta soft-conservatrice inaugurata dalla premier Meloni – già storcono il naso. Anche dentro il nucleo duro dei fratelli e delle sorelle d’Italia. Uno scetticismo che oggi si cela dietro la prudenza dei silenzi e della facciata del cordoglio.

Ma che, nei prossimi mesi, forse settimane, potrebbe sfociare in un’accusa di tradimento da parte di alcuni “tedofori”, come vengono chiamati quelli che portano la fiaccola accesa con la fiamma (simbolo del partito). Sarebbe la nemesi perfetta per chi accusò, appunto, di tradimento, il Fini post-Fiuggi. E, soprattutto, del “fascismo male assoluto”.

Ma restiamo ai camerati. Come hanno preso la morte di Berlusconi? Che cosa pensano dell’uomo che Meloni oggi onora come statista? Se CasaPound sceglie di calare un eloquente silenzio – eppure nel 2019 i “fascisti del terzo millennio” alla manifestazione del centrodestra in piazza San Giovanni a Roma applaudirono più “Silvio” che Salvini – Forza Nuova impacchetta la scomparsa del leader azzurro con una macchinosa articolessa del capo, l’ex terrorista Roberto Fiore, sul sito “Fahrenheit2022”.

Berlusconi viene definito come un liberale di destra, a cui pure nel 2006 Fn si allea perché “impedì il passaggio dello Ius Soli che era spinto da Fini”. Ma “fu solo un episodio e nulla di più”, chiosa Fiore.

Ha tutta l’aria di essere invece un disegno politico il guizzo moderato di Meloni. «Con la morte del Cavaliere FdI completi questa svolta», è la direzione indicata da Marcello Pera, decano berlusconiano eletto senatore nel 2022 con il partito di Giorgia. Se questo avvenisse si compierebbe la rivincita di FdI su Forza Italia.

Per due motivi: primo, quando si consumò lo scontro tra Fini e Berlusconi, alcuni dei “fasci” più spinti tra i tedofori scelsero Silvio (un caso su tutti: Giuseppe Ciarrapico, l’uomo del saluto romano). Secondo: FdI nasce da una scissione pilotata (andò Ignazio La Russa da Berlusconi a trattare la separazione consensuale).

Tuttavia il bacino d’utenza di Meloni rischierebbe anche di svuotarsi: l’ala più identitaria e radicale dell’elettorato FdI, vedendola spostarsi al centro, potrebbe imputarle l’abiura “dell’idea”. E cioè: la colpa di Fini.

A inizio marzo a Milano andò in scena una convention neofascista: esordio del primo cartello delle sigle di ultradestra (Movimento nazionale-Rete dei patrioti, CasaPound, Lealtà azione, Veneto Fronte Skinhead, Fortezza Europa). I neri a destra di FdI.

Il giudizio sul governo Meloni allora era “sufficiente”, dunque positivo. Adesso – al netto del lutto nazionale proclamato per un ex presidente del consiglio che rivendicò con orgoglio di avere portato i fascisti al governo – l’indice di gradimento sembra sceso. Il ritornello, nelle ultime ore, suona su queste note: «Giorgia? Si è adattata definitivamente. Filo-Nato e strumento del sistema mondialista. Altro che fiamme e sovranità »

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