“Nomine e incarichi pilotati” Concussione e corruzione, arrestato ex giudice del tribunale fallimentare di Lecce. Da poco era stato trasferito a Bologna

Il magistrato pugliese Pietro Errede, fino a poco tempo fa in servizio al Tribunale di Lecce, ora a Bologna, un avvocato e tre commercialisti sono stati arrestati e posti ai domiciliari dalla Guardia di finanza di Lecce su disposizione della magistratura di Potenza. Errede era già indagato nel procedimento per corruzione e turbativa d’asta. L’inchiesta era partita un anno fa dopo un esposto anonimo e riguarda un giro di nomine e incarichi pilotati al Tribunale fallimentare di Lecce. Verrebbe anche contestata una presunta interferenza in un’asta giudiziaria in cambio di favori. Dieci gli indagati: tra questi anche un altro magistrato in servizio nel tribunale leccese e due avvocati, uno del Foro di Lecce e uno di Roma. Le accuse contestate a vario titolo nel provvedimento cautelare emesso dal gip del tribunale di Potenza sono di concussionecorruzione in atti giudiziariturbata libertà degli incanti ed estorsione.

LECCE – Arresti eccellenti sono stati eseguiti in queste ore dai finanzieri del nucleo di polizia economico-fnanziaria di Lecce. Ai domiciliari sono finiti il giudice Pietro Errede, leccese di 57 anni, per episodi che sarebbero avvenuti quando era in servizio presso la sezione fallimentare del Palazzo di via Brenta (ora è a Bologna), e l’avvocato Alberto Russi, di 54, già consigliere comunale di Lecce.
A disporre le misure cautelari che hanno coinvolto anche tre commercialisti, Massimo Bellantone, Marcello Paglialunga ed Emanuele Liaci, è stato il gip del tribunale di Potenza nell’ambito del fascicolo d’inchiesta di cui avevamo dato notizia il 30 giugno del 2022, quello di nomine in cambio di favori e regali, e nel quale sarebbe in seguito confluito un ulteriore procedimento.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti, tentata concussione.
Queste le accuse contenute nel decreto firmato dal procuratore Francesco Curcio e dai sostituti Emiliana Busto ed Elena Mazzilli, in ragione del quale furono eseguite diverse perquisizioni delle fiamme gialle, al termine delle quali furono sequestrati materiale cartaceo e dispositivi informatici.

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